Il lavoro

Data pubblicazione: 2-giu-2011 14.21.03

Il lavoro si può realizzare secondo due diversi principi:

- il principio di piacere, individuale per definizione;

- il principio di equivalenza, io dò una cosa a te, tu dai una cosa a me.

Nel primo caso si lavora in funzione di ricevere la propria soddisfazione: es. un insegnante mette a disposizione degli allievi alcune conoscenze affinché essi possano realizzare in proprio un elaborato.

Nel secondo caso si lavora per il come si deve fare, sulla base di un principio astratto e per definizione estraneo ad ogni possibilità di piacere, se ci si sottomette, allora pretendo il premio in cambio del mio sacrificio, altrimenti all’opposto mi ribello. Comportamento opposto, ma identico nel suo principio.

E nei confronti del lavoro altrui? Quale trattamento offriamo?

Se siamo in un ambito di principio di piacere, tratteremo il lavoro altrui in funzione dell’elaborazione che ne viene fatta: se osserviamo che l’altro usa il nostro lavoro aggiungendoci del suo, allora ne riconosciamo il principio di piacere e di soddisfazione.

Talvolta incontriamo invece persone che non sono capaci di usare il nostro lavoro: o lo rifiutano o lo prendono alla lettera.

Se siamo nell’ambito del principio di equivalenza invece quello che si esige dal lavoro altrui è l’obbedienza, se fai come si deve o come dico io allora verrai ricompensato, altrimenti verrai punito.