Come ci si ammala?

Ovvero come si diventa tristi, annoiati, arrabbiati, inibiti, confusi..?

IL PASSAGGIO ALLA MALATTIA.

La malattia è stata definita da Giacomo Contri, psicoanalista milanese, come quello stato in cui il soggetto viene forzosamente messo nella condizione di dubitare del suo primo giudizio formulato sul binomio mi va/non mi va, distinguendo tra esperienza di piacere e di dispiacere (“principio di piacere” Freud o “facoltà di giudizio”), in cui l’altro è pensato come collaboratore.

Il bambino, pur avendo competenza nel formulare da sé questo giudizio, non è ancora capace di discriminare il vero o il falso nell’altro, rischiando così di privilegiare l’adesione all’altro, anche quando l’altro non rispetta il principio di piacere del soggetto, ovvero il suo beneficio.

Il sapere competente del bambino che prova a manifestare il suo dispiacere, nei confronti per esempio degli atti lesivi di un adulto, sovente non è sufficientemente difeso. La difesa di quell’adulto, con frasi del tipo: “è la mamma, è la nonna, è lo zio, quindi non si possono giudicare”…, coincidono talvolta con il male per il figlio. Il bambino inibito nel suo giudizio si trova così in una posizione di angoscia: “Tu parli bene. Ciò che dici è giusto, ma io sto male”. Per il bambino è insopportabile sia la sospensione del rapporto con l’altro sia la confusione del giudizio che deriva dal non poter pensare che l’altro sta mentendo.

Il soggetto, stretto in una morsa tra questa ‘amicizia’ spiacevole dell’altro e la contraddizione, utilizza il proprio sapere pratico per conservare il rapporto, ma nella patologia.

LA FISSAZIONE E IL PASSAGGIO ALLA PATOLOGIA.

L’inganno si può dire ‘riuscito’ dal momento in cui interviene l’elaborazione da parte del soggetto, il quale contribuisce a mantenerla in vita in modo attivo giustificando l’inganno. Il soggetto ingannato si fa ingannatore, prima di tutto di sé stesso e poi dell’altro.

RIELABORAZIONE TEORIE PATOGENE E RIPRISTINO DELLA NORMA DI SODDISFAZIONE.

Nel corso dell’analisi viene presentata l’occasione di rivedere queste teorie patogene, di cui il soggetto non ha memoria, ma che conosce nei suoi risultati. La parola permette al soggetto di riprendere l’elaborazione e di progredire in essa, ritrovando ciò che non era cosciente. Il risultato è quello di individuare le Teorie e correggere gli errori, permettendo al rapporto di ripresentarsi come offerta benefica.

Un appunto:

Il sapere di cui si fa scoperta nel corso dell’analisi non soddisfa il pensiero, bensì lo serve: serve unicamente a prendere l’iniziativa volta a ottenere l’intervento dell’altro (ossia a ottenere la soddisfazione).