La nevrosi.

(Testo tratto da La città dei malati – AA.VV. Vol- II – Sic. Edizioni) www.edizionisic.it

La nevrosi appartiene al campo della psicopatologia clinica e costituisce il tentativo messo in atto dal soggetto di difesa nei confronti di un’offesa; tale difesa si rivela però inadeguata e/o almeno parzialmente inefficace, diventando svantaggiosa per il soggetto.

Il passaggio da malattia a nevrosi avviene mediante un’elaborazione che fissa il soggetto al momento dell’incidente traumatico, da lui stesso innalzato, per così dire, al rango di evento caratterizzante la propria nascita psichica. Un bambino di 10 anni a tal proposito mi ha detto: “quest’anno sono morto e sono rinato dal water”.

Le nevrosi si distinguono in:

- Le nevrosi d’ansia raggruppano tutte quelle condizioni caratterizzate da angoscia cronica o ad accessi parossistici (attacco di panico), accompagnata o sostituita da differenti equivalenti somatici, ad esempio: vertigini, palpitazioni, dispnea, turbe digestive e coliche.

- L’isteria è caratterizzata da disturbi in cui si attua il fenomeno della conversione, in base al quale il conflitto psichico è metaforicamente messo in scena attraverso sintomi somatici polimorfi. La sintomatologia può essere a carattere parossistico (per esempio crisi emotive, con perdita di coscienza, eventualmente convulsioni, in un contesto di teatralità) oppure può avere carattere di manifestazione stabile (anestesie o paralisi di segmenti corporei, non congruenti con le diramazioni anatomiche dell’innervazione sensitiva o motoria; amnesie a carattere cosiddetto sistematico ovvero riguardanti fatti psicologicamente significativi per il soggetto, con conservazione dei ricordi cronologicamente adiacenti; sensazione di bolo faringeo; disturbi sessuali che vanno dall’impotenza all’anorgasmia, dall’eiaculatio praecox alla frigidità). La diagnosi di isteria può essere posta anche in assenza di questa sintomatologia di conversione, basandosi essenzialmente sull’organizzazione della personalità, sul modo di esistenza del soggetto e sulla modalità delle sue relazioni.

- La nevrosi fobica: con il termine fobia si indica il timore irrazionale per oggetti o situazioni di uso comune e generalmente sprovvisti di caratteristiche minacciose. Il ruolo di questa formazione sintomatica risulta tanto predominante e centrale da permettere di isolare una forma di nevrosi che si caratterizza per il conseguente comportamento di evitamento della situazione o della rappresentazione temuta, pena lo scatenamento di una crisi di angoscia. La fobia è una paura privata e non condivisa dalla generalità delle persone; qualora concerna oggetti o condizioni provviste di caratteristiche effettivamente minacciose (paura dei serpenti, ecc.), essa differisce dalla paura razionale per la permanenza, nel malato, dello stato di allarme anche quando egli è fisicamente lontano da ciò che teme e, per così dire, al sicuro da esso. Il soggetto fobico pertanto ha cura non solo di evitare nella realtà empirica il contatto con quella situazione, ma ne fugge anche la rappresentazione mentale in quanto il semplice ingresso del pensiero dell’oggetto fobico nello psichismo cosciente produce un senso di allarme e tensione misto ad interesse ed eccitazione emotiva che rivela un investimento psichico su di esso, spropositato ed enigmatico agli occhi di chi non soffre di questa condizione.

- La Nevrosi ossessiva, nella sua forma più tipica, è caratterizzata da fenomeni che riguardano il pensiero, idee ossessive, e da fenomeni che riguardano le azioni, le compulsioni. Le idee ossessive sono pensieri criticati dal soggetto per il loro contenuto spesso assurdo o per la loro invasività assediante; nonostante l’opposizione del soggetto ed i suoi tentativi di allontanarle, esse parassitano l’attività mentale, fino a monopolizzarla. Con il termine compulsione si intende invece la continua e intima costrizione, talora preceduta da una lotta ansiosa, a compiere degli atti non desiderati i quali, generalmente, possono abbracciare uno spettro molto ampio di situazioni, da quelle palesemente grottesche e apparentemente sprovviste di senso, a quelle dotate di una giustificazione pseudologica (atti di controllo ripetuti all’infinito e accompagnati dal dubbio della loro effettiva esecuzione). La nevrosi si sviluppa come lotta contro questi pensieri e tendenze, lotta che spesso assume la forma di riti aventi funzione di scongiuro e il cui carattere di dubbio e di conflitto, nel non sapersi risolvere tra due opposti, si rende trasparente nei rituali stessi, spesso costruiti con modalità bifasica, cioè compiendo nella prima parte della sequenza certe azioni che vengono annullate nella seconda parte della sequenza stessa attraverso azioni contrarie, oppure compiendo una sequenza di azioni che, esaminate singolarmente, rivelano un’ambivalenza di fondo, potendo esprimere e rappresentare due contenuti di pensiero opposti. Il conflitto psichico si esprime inoltre attraverso un modo di pensiero caratterizzato da ruminazione mentale, dubbi, scrupoli, che danno luogo all’inibizione del pensiero e dell’azione, unitamente a una particolare impostazione stabile del carattere, detta formazione reattiva, che porta a sviluppare i tratti opposti alle tendenze inconsce (ad esempio la compassione in luogo del sadismo o la pulizia al posto del piacere per lo sporco).

Il paziente non sa che il sintomo attuale si riallaccia all’esperienza vissuta; più profondamente non individua il senso del sintomo, ossia l’intenzione alla quale ubbidisce mettendolo in atto. Il senso è indisponibile alla coscienza nelle due direzioni dell’origine e dell’intento. Se l’origine – il «da che cosa» viene dall’esterno, l’intento – il «per che cosa» – è endopsichico: è cioè un‟elaborazione del soggetto.