Il sindaco

IL SINDACO

Da circa quindici anni, ormai, dalla fine della Guerra e dalla ripresa regolare delle competizioni elettorali, la responsabilità della guida del Comune è appannaggio dei Socialcomunisti.

La vecchia guardia, che aveva dovuto mordere il freno per un ventennio, era riuscita facilmente a prevalere ed era ora insediata stabilmente nel palazzo civico.

Dopo parecchi anni di predominio delle sinistre sorge, com’è naturale, il plausibile desiderio di un avvicendamento al potere.

L’impresa non è, però, facile e tutti i tentativi in tal senso esperiti dai competitori nelle varie tornate elettorali, si rivelano infruttuosi.

Bisogna dire, ad onor del vero, che il compito non risultava fra i più facili, giacché conseguivano scarsi effetti le contestazioni rivolte a persone serie e di specchiata onestà, cui non poteva essere addebitato alcunché nel governo della cosa pubblica, esercitato con grande oculatezza seppur con limitate risorse a disposizione.

A nulla era servita, nel 1957, la formazione di una grande coalizione, quasi una crociata, di tutti gli altri partiti che interpretavano le legittime aspettative di tanti cittadini. Coalizione che pur aveva goduto dell’incondizionato sostegno delle autorità ecclesiastiche promotrici delle cosiddette “Peregrinatio Mariae”, che erano delle imponenti manifestazioni religiose, indette per un richiamo dei fedeli ai propri doveri, con l’ostensione di statue di vari santi e di arredi sacri, che erano state nondimeno accolte con malcelata indifferenza da alcuni, con tiepido entusiasmo da altri e con censurabile ostilità da altri ancora, ma solo da una piccola frangia.

Non era stato, così, possibile ribaltare una situazione ormai radicata e le sinistre avevano, nella circostanza, stracciato gli avversari con uno scarto di oltre novecento voti, ribadendone il netto predominio.

Succede, a questo punto, un fatto nuovo imprevisto.

Irrompe nell’agone politico cittadino, con la furia di un ciclone, un personaggio nuovo che si era finora occupato con successo dell’impresa familiare di autotrasporti.

Il suo debutto è accolto con interesse e simpatia. Gode di una vasta parentela e di una quantità di amici in Ittiri e altrove. Gode soprattutto di una grande stima per il suo carattere schietto, sempre disponibile, capace di entrare in sintonia con le persone più diverse. Tra le sue tante doti appare una grande sicurezza accoppiata ad una disciplina morale completa.

Di fisico asciutto, non slanciato, sano e molto resistente alle fatiche. Nel lavoro puntiglioso e ostinato.

Il suo aspetto richiama in modo straordinario quello di un famoso uomo politico mediorientale, anch’esso di colorito bruno: l’Ayatollah Khomeini, leader politico religioso iraniano, al vertice del partito rivoluzionario islamico. A chi gli fa notare tale sorprendente somiglianza, risponde che l’analogia lo esalta, dal momento che si tratta di una personalità di tutto rispetto e di un grande patriota di provata onestà.

Il suo impegno appassionato, unito all’intelligenza tattica nella condotta della campagna elettorale, portano al trionfo, fra la sorpresa generale, della lista che capeggia ed è subito chiamato a dirigere l’esecutivo.

E’ primo cittadino dal 1961 al 1969 e dal 1984 al 1989 per quattro mandati non consecutivi e sarà poi, con la rientrante amministrazione rossa diretta dal comunista Tilocca, vice sindaco e assessore ai servizi sociali, in rappresentanza della minoranza consiliare, inaugurando una nuova stagione di collaborazione con gli avversari che richiama tanto, si parva licet componere magnis, l’attuale compromesso politico nazionale delle larghe intese fra il Partito Democratico e il Popolo della Libertà.

I successi a lui attribuibili in detti anni sono numerosissimi e nei campi più svariati. Promuove iniziative culturali ed è appassionato sostenitore della Polisportiva Ittirese e presidente della Società Ciclistica Cannedu che vedrà la sua squadra esercitare per anni un netto predominio in campo regionale.

Nello stesso periodo viene, fra gli altri, risolto l’annoso problema dell’acqua, sempre carente in una zona ricca di sorgenti, con il riottenimento dell’allaccio alle fonti di Briai ad integrazione dell’insufficiente erogazione degli acquedotti di Bustaina e di Aradas ed evitando, così, il ricorso, per quanto possibile, all’approvvigionamento parziale dal Bidighinzu e dai pozzi trivellati, che fornivano un’acqua bensì batteriologicamente sicura, ma non sempre di buona qualità.

Molte strade del centro e della periferia cittadina vengono riattate o bitumate, l’Ospedale Alivesi dotato di nuovi reparti e di attrezzature moderne, restaurati i cadenti locali della ex caserma dei Carabinieri e delle attigue ex Pretura ed ex Conciliatura, così come la Chiesa campestre della Madonna di Coros, monumento nazionale.

Viene anche approntato un nuovo campo sportivo in grado di ospitare tornei di calcio, in sostituzione del precedente nella cui vasta area, ormai non più all’estrema periferia a seguito dell’intenso sviluppo urbanistico, vengono edificati diversi fabbricati adibiti a scuole per l’infanzia e l’istruzione secondaria.

Nel 1964 viene inaugurato, alla presenza del ministro Taviani, il nuovo Palazzo comunale eretto nel centro storico. Allo stesso periodo risale la costruzione della bella palestra comunale. Nel 1980 viene ristrutturato il mercato civico, ormai obsoleto, già inaugurato dal Presidente Segni nel lontano 1954.

Unite a queste, altre cento lodevoli iniziative che riesce difficile elencare e che testimoniano di un attivismo fuori del comune in questo straordinario protagonista.

Fra i tanti avvenimenti da ricordare nella sua conduzione amministrativa, piace rimarcarne uno, sintomatico di un atteggiamento dettato da bontà d’animo e generosità, al di là di qualsiasi calcolo egoistico.

E’ chiamato ad affrontare un grosso problema sorto improvvisamente. Uno scottante problema sindacale.

I panificatori locali inoltrano, alla fine del 1965, una pressante richiesta di aumento del pane, giustificata dal continuo rincaro della vita. La richiesta è, però, in contrasto con le circolari provinciali emanate dal Prefetto, che impongono un prezzo politico per il pane e la carne. Egli non può, pertanto, non ottemperare, sia pur condividendo le giuste attese della categoria, alle disposizioni prefettizie, in linea con gli interessi generali.

All’ovvio diniego, la risposta dei lavoratori è immediata e perentoria: interruzione dell’attività imprenditoriale sine die, una vera serrata che lascia il paese senza pane e obbliga ad affrontare senza indugi un delicatissimo problema. Che viene, fortunatamente risolto nel migliore dei modi.

Telefona a tarda notte, dopo aver tentato inutilmente tutte le vie della risoluzione amichevole, ad un panificatore di Sanluri, suo buon conoscente, e ordina una quantità di pane più che sufficiente al fabbisogno locale. Parte, subito dopo, per il centro della Marmilla per seguire personalmente l’evolversi dell’iniziativa e rientra di buon mattino alla scorta di un mezzo carico di ottimo pane. Giusto in tempo per essere distribuito a quanti sono in procinto di raggiungere la campagna e al resto della popolazione.

L’operazione, effettuata all’interno del civico mercato, raduna nella piazza antistante una folla numerosa che lo accoglie con una lunga ovazione.

La novità coglie di sorpresa i panificatori che non riescono o non vogliono opporre una valida contromossa. Si limiteranno a proclamare una generica agitazione sindacale e riprenderanno gradualmente il lavoro, sia pur senza la revoca ufficiale dello sciopero.

Il suo impegno a favore degli amministrati è sollecito, incessante.

Molti problemi vengono positivamente risolti grazie anche al qualificato intervento di amici e conoscenti autorevoli in campo nazionale e regionale.

Per la cosiddetta ordinaria amministrazione è, poi, sempre disponibile in ufficio e in casa, anche nelle ore più impensate, senza mai sognarsi di poter soddisfare un qualsivoglia interesse personale.

E’, indubbiamente, il deus ex machina di ogni legittima intrapresa per oltre un quarto di secolo, un punto di riferimento fisso per tutti coloro che si propongono per il bene della comunità.

Per i suoi alti meriti viene insignito del titolo onorifico di Cavaliere della Repubblica.

Il più elevato riconoscimento gli viene, tuttavia, tributato dagli avversari politici che lo definiscono, a buon diritto, il Sindaco per antonomasia.

Salvatore Carboni