Giuseppe Canu

UN MARTIRE DIMENTICATO

Avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 5 Dicembre 2006 Giuseppe Canu,ittirese di Via Olmi, se i tedeschi non avessero interrotto la sua giovane esistenza con una fucilata il 2 ottobre 1943. Lo hanno ucciso per rappresaglia assieme ad altri due commilitoni ( Renato Posata e Pietro Fumaroli) sorteggiati in un mattino di ottobre, un po’ per fatalità ma soprattutto per la perversa carica d’odio dei soldati nazisti.

Un anno dopo il triste avvenimento, la notizia dell’ uccisione di Giuseppe Canu non era stata recata a Ittiri al n. 8 di Via Olmi, dove la famiglia aveva risieduto sino a qualche anno prima, ma nelle campagne di Sassari, dove il padre Giovanni Canu, contadino, si era trasferito per motivi di lavoro.

La notizia ufficiale era stata trasmessa dal sindaco di Civitavecchia, al cui territorio apparteneva la cittadina di Ladispoli, teatro del doloroso episodio di rappresaglia,uno dei primi fra i tanti che seguiranno e che troveranno il loro momento culminante di violenza nell’eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma. (24 marzo 1944). Qui il comando tedesco fece fucilare 335 civili come rappresaglia contro un attentato partigiano che aveva causato la morte di 32 soldati tedeschi in via Rasella.

La notizia della morte dello sfortunato giovane ittirese è riportata dal quotidiano di Sassari dell’epoca “ L ‘Isola” che il giorno 18 ottobre 1944, riprende la notizia pubblicata qualche giorno prima sul giornale “ La Voce repubblicana”. La notizia riferita è stata riportata nel modo seguente: “ Un sassarese fucilato dai tedeschi- Il 23 settembre dello scorso anno il comandante tedesco di Ladispoli ordinò il rastrellamento di tutti i giovani di quella località,per avviarli al servizio del lavoro obbligatorio. Tra gli infelici si trovò Renato Posata, giovane di spiccata idealità repubblicana,appartenente a famiglia di antica fede mazziniana. Egli,insieme ad altri dodici compagni, fu assegnato ad un distaccamento tedesco di Palidoro, comandato da un maresciallo che pare risponda al nome di Wemgamen. In seguito alla riuscita fuga di tre dei tredici giovani rastrellati, il maresciallo nazista, estratti a sorte i nomi dei malcapitati, decretò la morte di tre di essi. Caddero così, colpiti da piombo teutonico,Renato Posata,Pietro Fumaroli e Giuseppe Canu, mentre ai superstiti sette giovani fu imposto di ricoprire di terra i cadaveri insanguinati. Il sacrificio dei tre giovani non sarà dimenticato.

Alla cronaca del quotidiano repubblicano possiamo aggiungere che al padre del martire della ferocia nazista, Giovanni Canu nativo di Ittiri, ma residente nella nostra campagna, nei giorni scorsi è stata data notizia ufficiale dal Sindaco di Civitavecchia del sacrificio del figlio Giuseppe, giovane laborioso di appena 25 anni. Alla famiglia Canu, famiglia di onesti agricoltori, parenti ed amici hanno espresso la loro simpatia ricordando la giovinezza spezzata dalla ferocia tedesca.

L’Isola rammenta l’episodio ed esprime la sua solidarietà ai parenti”.

Per 63 anni la notizia è rimasta sconosciuta alla gran parte degli ittiresi che, pertanto, non hanno potuto tener fede all’impegno solennemente assunto per tutti da “ la Voce Repubblicana”quando garantiva che il sacrificio dei tre giovani non sarebbe stato dimenticato.

A oltre sessant’anni dalla sua morte , in un momento in cui facili revisionismi tendono a edulcorare e spesso a travisare fatti ed eventi che per molti giovani hanno significato la perdita della vita anche per il gioco talvolta beffardo della fatalità, queste brevi note si assumono il compito di proporre il martirio di questo giovane, rimasto sconosciuto per tanto tempo, alla memoria duratura degli ittiresi che ne sapranno ricordare la fede negli ideali di libertà e di pace e il coraggio nell’affrontare anche la morte per difendere questi ideali . In particolare spetterà alla sollecitudine premurosa e diligente dell’amministrazione comunale trovare la forma decorosa e adeguata per ricordare questo figlio così a lungo dimenticato.

Giuseppe Canu era nato a Ittiri il 6 dicembre 1919. Il padre, Giovanni,contadino, e la madre Maria Diega Tala, risiedevano in Via Olmi 8,dove conducevano una modesta ma dignitosa vita di onesti lavoratori della campagna. Della famiglia Canu faceva parte anche un altro figlio, maggiore di Giuseppe, di nome Stefano (nato da un precedente matrimonio) che mediante il duro e avaro lavoro della campagna contribuiva a costituire un accettabile reddito familiare.Nei due decenni che vanno dal 1920 al 1940 le condizioni di vita per i lavoratori della campagna non possessori di terreni propri erano molto difficili; i contadini lavoravano alle dipendenze di grossi o medi proprietari di terre in cambio di modesti compensi spesso conferiti in natura, con frutti della terra,necessari,quando le annate erano propizie, a sopravvivere, non certamente sufficienti a costituire proprietà di qualche consistenza.

A Ittiri, intanto,come in tanti altri centri della provincia, andavano costituendosi le prime cooperative promosse da dirigenti socialisti,che con la loro azione politica e sociale intendevano ottenere in uso una parte dei terreni incolti, da dissodare e sfruttare contro il pagamento di canoni d’affitto accettabili e per l’utilizzo integrale del raccolto della terra. La disoccupazione però, continuava ad aumentare in misura sempre crescente e contribuiva a generare un diffuso malcontento che non di rado era già sfociato in manifestazioni popolari in alcuni centri della provincia di Sassari. Giuseppe non aveva certamente consapevolezza degli eventi che si sviluppavano intorno a lui, infatti dopo aver frequentato la 4°classe elementare,era stato avviato al lavoro dei campi come normalmente avveniva nelle famiglie di contadini destinati, salvo rare eccezioni, a seguire la professione paterna che consentiva un immediato impiego nel lavoro.

Intorno agli anni trenta la famiglia Canu si trasferisce nelle campagne di Sassari dove il capofamiglia,alquanto intraprendente, riesce a trovare un’occupazione più gratificante e remunerativa accettando di coltivare, per conto di diversi proprietari, le vigne e i fertili campi di ortaggi che, numerosi, arricchivano le vicinanze della città. Per la famiglia Canu gli anni scorrono abbastanza sereni dopo aver trovato un proprio equilibrio nell’attività lavorativa avviata nelle campagne di Sassari.

Il 12 aprile 1939, Giuseppe riceve la cartolina-precetto che lo convoca al Distretto militare di Sassari per la visita di leva; viene riconosciuto abile al servizio militare ma provvisoriamente viene collocato in congedo illimitato .La seconda guerra mondiale non era ancora scoppiata anche se ormai troppi segnali lasciavano presagire l’inizio imminente di un conflitto.

Giuseppe , rimandato a casa ,si preoccupa di aiutare il padre nei lavori dei campi nella stagione ormai imminente della mietitura e trebbiatura del grano: però questo periodo di lavoro faticoso ma spensierato sta per terminare durerà poco meno di cinque mesi.

Infatti il 1° settembre 1939 Hitler fa invadere la Polonia che si era rifiutata di cedere alla Germania il corridoio di Danzica: è l’inizio della seconda guerra mondiale. L’Italia dichiara la non belligeranza e anche per Giuseppe potrà essere rinviata di qualche mese la chiamata alle armi. Ma non per il tempo necessario a concludere le operazioni della raccolta del grano dell’annata del 1940 perché il 15 maggio viene richiamato alle armi e assegnato in qualità di aviere della Regia Aeronautica al centro di affluenza di Alghero, dipendente dal centro leva e reclutamento dell’Aeronautica della Sardegna di Cagliari. Dopo cinque giorni ( 20 maggio 1940) viene inviato al centro di Istruzione del R. Aeroporto di Orvieto dove frequenta la scuola specialisti. Intanto le operazioni militari disposte dalla Germania subiscono un’accelerazione imprevedibile:le truppe di Hitler hanno già invaso mezza Europa: Danimarca,Norvegia, Belgio,Lussemburgo, Olanda vengono occupate dai tedeschi che con le loro truppe straripano anche in Francia che si trova spaccata in due ed è costretta a chiedere un umiliante armistizio.

Mussolini, il 1 settembre 1939, si era dichiarato non belligerante,ma ormai col precipitare degli eventi, percepisce che occorre prendere delle decisioni immediate per permettere all’Italia di partecipare, in un dopoguerra ormai imminente, al tavolo delle “trattative”.

Infatti il 10 giugno 1940 l’ Italia dichiara guerra alla Francia.

Al momento dell’ingresso in guerra dell’Italia, Giuseppe Canu frequenta ancora la scuola specialisti dell’ aeronautica in Orvieto da dove, il 18 giugno 1940, viene mobilitato in territorio dichiarato in stato di guerra e zona di operazioni e successivamente trasferito all’Aeroporto di Furbara. Dal Comando della R. Aeronautica ottiene alcune promozioni di grado : il 23 aprile 1941 viene promosso Aviere scelto, mentre il 18 febbraio 1942 viene promosso 1° Aviere categoria Governo con anzianità di grado dal 1 ottobre 1940.

In condizioni normali dopo 18 mesi di servizio militare avrebbe maturato il diritto al congedo, ma questa evenienza non si verifica perché Giuseppe viene trattenuto alle armi per esigenze di carattere eccezionale ( R.D. 17 agosto 1939). Per altri due anni circa , la vita militare di Giuseppe scorre fra alterne vicende: a momenti di abbattimento per tutto ciò che gli sta capitando intorno, e che gli impedisce di adottare decisioni e scelte non solo ideologiche ma soprattutto di ordine pratico,si alternano barlumi di speranza che gli fanno vagheggiare un imminente conclusione del conflitto, magari per un prosaico ritorno al faticoso ma sereno lavoro nei campi.

L’otto settembre 1943, il Comando anglo-americano concede l’armistizio all’esercito italiano che aveva avviato le trattative subito dopo il 25 Luglio. Sembra dover essere una giornata di profondi cambiamenti mentre, al contrario, è connotata da una grande confusione generata dall’ambiguo ordine impartito dal generale P. Badoglio da poco nominato capo del Governo: “La guerra continua…La richiesta dell’armistizio è stata accolta:conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane, deve cessare da parte delle forze italiane. Queste, però, reagiranno ad eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza”. Contro chi continua la guerra? Contro i vecchi alleati di cui non viene pronunciato neanche il nome? Che cosa devono capire i poveri soldati? Era difficile per chiunque cambiare improvvisamente mentalità e opinioni sulla guerra,sulle gerarchie militari,sulle alleanze proclamate sino al giorno precedente. La guerra, che molti soldati pensano finita,purtroppo deve ancora cominciare:da questo momento,infatti,si scatena in Italia la più orrenda e tragica delle guerre a tutto campo:degli italiani contro altri italiani,degli italiani contro i tedeschi,dei nuovi alleati contro i vecchi alleati,una guerra di tutti contro tutti. Gli avieri dell’aeroporto di Furbara percepiscono immediatamente lo stato di diffusa incertezza che accompagna tutti gli ordini impartiti dai capi militari. Anche Giuseppe Canu , come tanti suoi commilitoni, si ritrova “sbandato”, in attesa di ordini precisi e di un plausibile indirizzo militare. La risposta, purtroppo, è rappresentata dalla fuga del Re e di P. Badoglio da Roma a Brindisi. In Italia comprensibilmente scoppia il caos. Decine di migliaia di soldati si vestono in abiti borghesi e abbandonano le caserme al grido di “tutti a casa”. Le trattative sull’armistizio erano iniziate subito dopo il 25 Luglio. Il comando tedesco capisce immediatamente la situazione e inizia una imponente operazione di rastrellamento di tutti i soldati “sbandati” che,peraltro,non hanno precise disposizioni provenienti dalle alte gerarchie militari. In un momento di confusione così diffusa Giuseppe Canu, assieme ad altri dodici militari, rimane coinvolto, il 23 settembre 1943, in una di queste operazioni di rastrellamento effettuata dal comando tedesco per avviare i giovani al servizio di lavoro obbligatorio. E’ l’inizio del tragico percorso che fatalmente porterà G. Canu alla morte. Le riflessioni e le impressioni che i giovani si scambiano manifestano le paure o le speranze che ciascuno prova secondo la propria sensibilità e il proprio vissuto e tengono conto anche delle voci che circolano “in libertà” fra i militari. C’è chi teme la fucilazione immediata, chi ha paura di essere internato nei campi di concentramento o di sterminio, c’è, infine,chi pensa che saranno utilizzati in lavori obbligatori sul posto. Ma i 13 giovani non riescono ad accettare passivamente le pesanti e inflessibili decisioni imposte dai tedeschi; non possono rinunciare per paura a dare sfogo alla loro esuberante temerarietà giovanile anche osando azioni spregiudicate: e infatti tre dei tredici militari fermati decidono di tentare la fuga. Il tentativo riesce ma ricade fatalmente sugli altri. Il Comando tedesco, di stanza a Polidoro, non perdona e decide immediatamente di impartire ai rimanenti una punizione esemplare per scoraggiare nuovi tentativi di fuga. Tre dei dieci giovani rimasti, fra cui Giuseppe Canu, vengono estratti a sorte e fatti fucilare il 2 ottobre 1943.

Ai sette militari sopravvissuti viene imposto il triste e pietoso compito di ricoprire di terra i cadaveri insanguinati. Finisce qui la breve avventura umana di un ragazzo ucciso dai tedeschi a 24 anni quando ancora sognava di riprendere nell’anonimato il faticoso lavoro nelle campagne di Sassari.

Giuseppe Canu viene riconosciuto come militare che ha fatto parte –isolato- (sbandato) della formazione partigiana operante nel Lazio dal 20 settembre 1943 al 2 ottobre 1943. Come tale è stato equiparato a tutti gli effetti (escluso il compimento degli obblighi di leva) per il servizio partigiano anzidetto, ai militari che hanno operato in unità regolari delle FF.AA. nella lotta di Liberazione.(1)

In questo modo si conclude la vicenda umana di uno dei tanti giovani italiani costretti a una triste avventura militare dalla folle visione di un regime autoritario e antidemocratico incapace di interpretare il sentire di un popolo demagogicamente coinvolto in eventi drammatici che la razionalità e il buon senso comune avrebbero suggerito di impostare in maniera più umana e realistica, enunciando differenti e più giuste prospettive politiche, sociali,economiche e militari.

Da questo momento prende corpo e si organizza il movimento di Liberazione Nazionale prevalentemente di popolo ma anche militare contro le forze nazi-fasciste che –col contributo militare determinante dell’esercito Angloamericano- conduce alla vittoria finale con la resa dei nazifascisti ai partigiani in seguito all’insurrezione popolare del 25 aprile.

La Resistenza costituirà la base ideale della futura Costituzione Italiana.

Questo giovane che è morto fucilato dai nazisti non ha ricevuto riconoscimenti, diplomi, non ha ricevuto medaglie: ed è caduto nell’oblio.

Come ho già accennato, sarebbe giusto e doveroso che l’amministrazione si adoperasse a tenere vivo il suo ricordo mediante segni tangibili che facciano dire agli ittiresi che vedono e toccano qualcosa che lo ricordi: questo era un martire sconosciuto ma non dimenticato.

(1)Il Foglio Matricolare di G. Canu riporta due differenti date relative al riconoscimento della qualifica di Partigiano Combattente. La circostanza non è di poco conto dal momento che cambierebbe la data della fucilazione di G.Canu: nella prima si riconosce la qualifica di partigiano dal 20-9-43 al 2-10-43 (possibile data della fucilazione) nella seconda si riconosce la medesima qualifica dal 20-9-43 al 17-11-43 (un mese e mezzo più tardi).

Franco Simula