Giovanni Maria Simula

Giovanni Maria Simula nacque a Ittiri il 2-1-1917 da Antonio e Maria Giuseppa Sarria, mori a Cingoli (Macerata) il 14-7-1944.

Modesto agricoltore, fu chiamato per il servizio di leva nel gennaio 1938 ed incorporato nell’aeronautica. Inviato al centro di istruzione di Ghedi passò, nel febbraio successivo, alla 35° squadriglia del 21° stormo in Verona.

Congedato nel giugno 1939 fu preso in forza dal distretto militare di Sassari. Due anni dopo, il 27 settembre 1941, fu richiamato presso il 46° reggimento mobilitato della divisione “Sabauda”, allora dislocata in Sardegna. Nel luglio 1943 fu trasferito alla 110° compagnia arditi del IX battaglione che doveva poi trasformarsi nel IX reparto d’assalto.

Trasferito in continente, dopo l’armistizio dell’8 settembre, entrò a far parte prima del reggimento motorizzato e, dalla data delle sua costituzione, 18 aprile 1944, del Corpo Italiano di Liberazione.

Cadde nella zona del Musone in un periodo di intensa attività di pattuglia.

Con documento del 20 agosto 1945, Umberto di Savoia Principe di Piemonte, luogotenente Generale del Regno con suo Decreto in data 16 novembre 1944, su proposta del Ministro Segretario di Stato per gli affari della guerra, ha conferito la Medaglia d’oro al Valor Militare, coll’annesso di Lire 1500 annue, all’ardito del IX reparto d’assalto 110° Compagnia Simula Giovanni Maria, nato a Ittiri(SS), il 2 gennaio 1917, di Antonio: alla Memoria. Con la seguente motivazione:

“Ardito fra i più audaci, offertosi volontario per partecipare con una pattuglia ad una difficile ricognizione, scorta una pattuglia tedesca che tentava di rientrare nelle proprie linee, si gettava audacemente fra essa e le posizioni avversarie attraversando un tratto di terreno completamente scoperto e fortemente battuto da armi automatiche.

Ferito due volte in modo grave da raffiche di mitragliatrice, incurante del dolore, si lanciava sul nemico e a colpi di bombe a mano, riusciva ad uccidere due avversari e a frenare gli altri, dando così tempo ai suoi compagni di raggiungere ed annientare completamente la pattuglia, finchè colpito una terza volta, cadde immolando la propria vita, mentre con le ultime parole incitava ancora i compagni alla lotta.”

Fulgido esempio di eroismo e di spirito di sacrificio. Cingoli 14 luglio 1944”.

Tore Masia