Juan Gandulfo

Salvatore Gandulfo nacque a Ittiri il 29-11-1865 da Giacomo e Maria Merella, emigrò giovanissimo in Cile dove conobbe e sposò Sofia Guerra, dalla quale ebbe sei figli.

Tra questi Juan destinato a diventare un personaggio mitico nel Cile del primo ‘900. Juan Gandulfo nacque nel luglio del 1895, a Los Vilos, paese a circa 100 Km da Valparaiso e Vina del Mar. In quest’ultima città, dove la famiglia si trasferì, Juan trascorse la sua infanzia e frequentò le prime scuole; quindi si iscrisse al liceo di Valparaiso, dove formò la sua cultura umanistica. Si distinse, presto, per l’acuta intelligenza, la dedizione allo studio, il senso spiccato per l’ordine, il dovere e la responsabilità, la lealtà e il rispetto per i compagni.

Nel 1915, si iscrisse alla facoltà di medicina nell’Università del Cile, a Santiago. Intanto si dimostrò particolarmente sensibile alle tematiche sociali, e ai problemi della classe operaia, a cui, il governo conservatore del presidente Juan Luis Sanfuentes, espressione della oligarchia borghese agraria, non sapeva porre rimedio. Frequentò molto attivamente la federazione del movimento studentesco di cui divenne, in breve tempo il dirigente più ascoltato e più amato. Sui suoi compagni esercitava una autorità morale che proveniva dalla sua bontà, dalla sincerità spinta fino alla durezza, dalla severità con se stesso e dalla indulgenza verso gli altri da cui pretendeva onestà e coerenza. Propugnava idee anarchico-sindacaliste ed era alleato e solidale con i movimenti e le organizzazioni operaie, in un momento storico particolarmente difficile nella recente storia cilena. (1)

L’anno più intenso di avvenimenti fu il 1920. Era l’anno in cui si celebravano le elezioni presidenziali e l’opposizione al governo assunse caratteri acuti e drammatici. I movimenti operai e studenteschi appoggiavano Arturo Alessandri Palma, sul quale si fondavano le speranze di rinnovamento democratico. Nell’aprile di quell’anno Juan fu arrestato e tenuto in carcere per alcuni giorni, per aver detto che il presidente Sanfuentes non era all’altezza di risolvere i problemi del paese.

Intanto gli scontri di piazza erano incessanti e culminarono, il 19 luglio, nella devastazione della sede della federazione studentesca con l’arresto di numerosi dimostranti fra i quali Juan (con il fratello Pietro, anch’esso attivamente coinvolto nella protesta antigovernativa).

Il 29 di agosto Juan venne nuovamente arrestato e messo in carcere per tre mesi.

Ma la repressione lo rendeva più forte e agguerrito. Dal novembre di quello stesso anno, incitava alla lotta, dalle pagine del periodico della federazione studentesca “CLARIDAD”. (2)

Le elezioni avevano dato la vittoria ad Alessandri Palma che non seppe fronteggiare l’arroganza dell’oligarchia conservatrice che affondò il paese in gravi conflitti sociali e politici.

Intanto dal 1922, Juan Gandulfo divenne aiuto del prof. Lucas Sierra nella Clinica Chirurgica e lavorò come chirurgo pediatrico presso l’ospedale Manuel Arriagan, a Santiago, facendosi apprezzare per le sue doti professionali e per la grande umanità posta al servizio dei bisognosi. (3)

In quegli anni frequentava gli ambienti studenteschi anche il poeta Pablo Neruda, che divenne amico di Juan, del quale parlò nel suo libro autobiografico “Confesso che ho vissuto”. (4)

Per il libro di poesie “Crepusculario”, che Neruda gli dedicò, Juan eseguì delle incisioni e illustrazioni, dimostrando la grande multiformità e profondità del suo spirito eclettico.

Juan continuava la sua lotta politica dalle pagine di Claridad, scrivendo manifesti infuocati di grande efficacia; ciononostante non trascurava la professione e frequenti erano i suoi viaggi per l’aggiornamento scientifico.

Trovò il tempo di visitare anche Ittiri alla riscoperta delle sue radici che tanto amava e di cui andava fiero.

Il 27 dicembre 1931, durante la dittatura del generale Ibanez del Campo, morì in un incidente automobilistico presso Vina del Mar.

Note:

(1) Nel 1818 il Cile proclamò l’indipendenza. Da allora fu un alternarsi di governi conservatori e liberali, di colpi di stato e di proclami democratici. Dopo la prima guerra mondiale i conservatori erano al potere appoggiati dalla borghesia agraria. Il calo delle esportazioni del Salnitro, che era stato fino ad allora uno dei capisaldi dell’economia cilena, portò alla perdita di migliaia di posti di lavoro, e determinò uno stato di malessere e di malcontento nei minatori e negli operai, creando tensioni sociali in tutto il paese. L’elezione del presidente Alessandri Palma nel 1920 aveva portato una effimera speranza di rinnovamento. Nel 1924 un colpo di stato militare lo costrinse all’esilio, ma presto riconquistò il potere (1925) facendo approvare una nuova costituzione. La democrazia venne nuovamente soffocata dalla dittatura militare del generale C. Ibanez del Campo nel 1927.

(2) da “CLARIDAD”; numero 14 - anno 1920.

“Semina, Gioventù! La terra è propizia, il momento è unico.

Che il bronzeo aratro si frammenti in scheggie nell’incidere la corteccia arida e dura che occulta la terra feconda.

Che le vostre vertebre si logorino nello sforzo titanico del dorso piegato dietro la ferramenta creatrice.

Che il vostro petto si gonfi pieno di aria, così come le vele della nave in lotta con la tempesta.

Che i vostri muscoli stridano e la pelle scoppi sotto la tensione dei tendini e il nobile sudore del lavoro bagni il tuo corpo forte e rinfreschi le tue labbra secche come una salubre brezza marina.

Non abbi paura dei rovi né della notte,

La verità è fiamma: brucia e illumina, i rovi crepiteranno e tenderanno al vento le loro arruffate capigliature nel sentire la tua voce profetica, e le vipere saranno carbonizzate nel suo seno.

E la tua loquacità ti avvolgerà in un alone bianco e luminoso, e le moltitudini scorgeranno l’unico cammino: quello della ribellione!

Semina, Gioventù! La terra è propizia, il momento è unico.

Sepellisci la destra scorticata dallo sforzo nel sacco di grano, e che la semenza bruna si tinga di porpora al contatto delle vostre mani insanguinate, e che al lanciarle brillino al sol come rubini inondando di luce il solco nero che, come una stella annunciatrice, va lasciando dietro la tua pianta redentrice.

Semina, Gioventù! La terra è propizia, il momento è unico.

E se il tuo cuore scoppia nella nobile giornata, il tuo sacrificio sarà fecondo. Non si alzerà una nuda croce, né una lapide sterile coprirà il tuo cadavere; però il tuo corpo di titano, seppellito nella gran pianura, formerà una montagna immensa. E su quella si ergerà il popolo, e il suo corpo nero e deformato dallo sfruttamento, brillerà come una torcia annunciatrice, bagnandosi nella luce vergine del sole dell’ umanità futura.

Semina, Gioventù!

(3) Così il prof. Lucas Sierra ricorda Juan Gandulfo:

(tratto da: La gazzetta degli Italiani; febbraio 1932).

“ (….) L’assistenza pubblica fu l’incudine nel quale temprò la sua anima di chirurgo.(…) Nell’ospedale Manuel Arriagan diffuse tutto l’impulso della sua anima generosa; seppe lottare affinchè ciascuno dei suoi piccoli clienti giungesse ad essere un bambino sano e vigoroso e di conseguenza felice; questa era la finalità che si sforzò sempre di conseguire. (…) Gandulfo fu un lavoratore formidabile. Idee e metodi operatori propri, critico, costruttore, ragionatore, quanto analizzava usciva dal suo cervello sotto un aspetto nuovo, più semplice e più pratico. Le sue dissertazioni sempre amene e profusamente illustrate con disegni propri, facevano la delizia del suo uditorio; lo si applaudiva e celebrava con sincero entusiasmo. La sua esuberante intelligenza cercava con ansia nuovi e più vasti orizzonti. Le cliniche più reputate europee ed americane, tanto del Sud quanto del Nord, lo contarono fra i loro più devoti collaboratori. Ritornò nel paese con un bagaglio enorme’ di cognizioni.(…)

(4) Pablo Neruda-“Confesso che ho vissuto”-ed.Einaudi, 1998-pag. 48-49

“Alla sede della federazione degli studenti entravano e uscivano le più famose figure della ribellione studentesca, ideologicamente legata al poderoso movimento anarchico del tempo. Alfredo Demaria, Daniel Schweitzer, Santiago Labarca, Juan Gandulfo, erano i dirigenti di maggior spicco. Juan Gandulfo era indubbiamente il più formidabile di tutti, temuto per le sue audaci idee politiche e per il suo valore dimostrato in ogni circostanza. Mi trattava come fossi un bambino, e in realtà lo ero. Una volta che arrivai tardi al suo studio per una visita medica, mi guardò accigliato e mi disse:”Perché non sei venuto in orario? Ci sono altri pazienti che aspettano”.”Non sapevo che ora fosse”, gli risposi.”Prendi, così la prossima volta lo saprai”, cavò dal panciotto il suo orologio e me lo diede in regalo.

Juan Gandulfo era piccolo di statura, con il viso rotondo e prematuramente calvo. Il suo aspetto era però sempre imponente. Una volta un militare golpista, che aveva fama di attaccabrighe e di spadaccino, lo sfidò a duello. Gandulfo accettò, in quindici giorni apprese la scherma e lasciò malconcio e spaventatissimo lo sfidante. In quegli stessi giorni preparò delle incisioni in legno per la copertina e tutte le illustrazioni di Crepusculario, il mio libro, incisioni impressionanti fatte da un uomo che nessuno aveva mai collegato con la creazione artistica”.

Tore Masia