La libellula - spiegare la morte ad un bambino

La libellula

«La tua mamma è morta, Cormac» rispose Dermot, distogliendo gli occhi dal viso del ragazzo.

«Cosa vuol dire morta, Dermot?»

Come si fa a spiegare il significato della parola “morta” a un bambino? pensò Dermot. […]

«Morire è come trasformarsi da ciò che sei in qualcosa di meglio, di più bello».

Il viso del ragazzo esprimeva sconcerto.

«C’era una volta» cominciò a raccontare Dermot «uno stagno. E in questo stagno vivevano molte, moltissime creature diverse. Creature come rane, pesciolini, ragni e, sul fondo dello stagno, un bel po’ di larve. Al centro dello stagno, poi, s’innalzava un lungo filo d’erba che partiva dal fondo, attraversava l’acqua e si infilava nell’aria assolata».

Dermot capì di avere conquistato l’interesse del ragazzo. Perciò proseguì: «Ogni tanto una delle larve si arrampicava sul filo d’erba, arrivava in cima, usciva dall’acqua e scompariva per sempre! Un giorno, quindi, tutte le larve si riunirono e decisero che una di loro dovesse arrampicarsi sul filo d’erba, uscire dall’acqua, vedere cosa c’era e tornare a dirlo alle altre, in modo che anche loro fossero informate.

«Una delle piccole larve si fece avanti e si offrì di andare in avanscoperta. Tutte le altre applaudirono al suo coraggio. L’esploratrice si mise in viaggio, strisciando sul filo d’erba. Era così piccola che il filo d’erba non si spostò di un millimetro mentre lei si arrampicava. A metà strada guardò in basso e vide tutte le sue minuscole amiche che la fissavano, in ansiosa attesa. Salì ancora un po’. Arrivata dove l’erba toccava la superficie dell’acqua, si voltò per guardare ancora una volta le amiche. Loro la salutavano e sorridevano, e lei ricambiò il saluto.

«Poi, inspirando profondamente, si arrampicò sull’ultimo tratto del filo e uscì dall’acqua. All’inizio non si sentì diversa, perciò continuò a salire finché arrivò proprio in cima. A quel punto, sotto un sole sfolgorante, accadde una cosa stupenda. La piccola larva si trasformò in una meravigliosa libellula. Era verde, gialla e azzurra e aveva quattro ali. In principio non capiva a cosa servissero le ali, ma le bastò agitarle per levarsi in aria e mettersi a volare. Volò intorno allo stagno, mentre le rane alzavano gli occhi e dicevano: “Guarda quella magnifica libellula”.

«Solo che non poteva più tornare in fondo allo stagno per informare le sue amiche. Sapeva però che un giorno o l’altro avrebbero scoperto da sole quella nuova realtà. E così, sbattendo le ali, si alzò in volo andando incontro ai caldi raggi del sole con un grande sorriso sul volto.

«Ecco dunque, Cormac, cosa significa “morta”. La tua mamma è diventata una libellula!»

La storia era finita. Cormac sorrise. «Oh, che bello!» esclamò, buttando le braccia al collo di Dermot.

«Adesso, figliolo, è ora di andare a nanna!» disse Dermot, e lo riaccompagnò di sopra. Al ragazzino bastarono pochi minuti per riaddormentarsi, dopodiché Dermot tornò in cucina.

Da: Brendan O’Carroll - Agnes Browne nonna - 2009 Neri Pozza Editore, Vicenza

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