I sette principi Zen del bonsai

Andiamo a elencare i sette principi Zen di Shin'ichi Hisamatsu descrivendone le diverse caratteristiche e tenendo presente che possono essere utilizzati per analizzare un bonsai sia a livello fisico che metafisico:

1. Asimmetria (Fukinsei)

Per lo Zen l’asimmetria è l’immagine della vita stessa. La prima regola nel bonsai è la non staticità e la non perfetta simmetria proprio perché innaturale. Questo primo principio mette in risalto due significati, FRAGILITA’ e INSTABILITA’, che non fanno altro che rispecchiare la vita stessa nello Zen. La vita è fatta di alti e bassi, di cose belle e meno belle e questo viene rappresentato nel bonsai attraverso il principio di asimmetria, in cui entra in gioco il cosiddetto EQUILIBRIO ASIMMETRICO, che può essere usato in ogni forma d’arte e rappresenta la capacità di mantenere il fulcro energetico concentrato sulla nostra opera, senza farci trasportare dai problemi e dalle ansie della vita quotidiana. Di conseguenza, anche quando facciamo bonsai, dobbiamo essere in grado di mantenere il nostro equilibrio asimmetrico, cercando di entrare in armonia con la pianta stessa.

2. Semplicità (Kanso)

Questo secondo principio ci introduce ad altri tre concetti: RADO, nel senso di non ingombrante; ESSENZIALE, nel senso di mettere in luce l’essenza della pianta, eliminare tutto ciò che è superfluo e valorizzare la parte più bella; POVERO, nel senso di bellezza naturale. Nella povertà e nella semplicità si può infatti ritrovare la bellezza sublime della pianta.

3. Sublime Austerità (Shibui/Shibumi)

Il terzo principio introduce due concetti importanti, IL SUBLIME e L’AUSTERITA’: il primo concetto vuole esprimere quanto sia grande e immenso l’universo in confronto a noi uomini e come il bonsaista deve cercare di lavorare la pianta per raggiungere una bellezza universale che va ben oltre il suo lavoro; il secondo concetto richiama l’antichità e la vetustà che la pianta deve esprimere, in contrapposizione alla giovinezza.

4. Naturalezza (Shizen)

L’opera finita dovrà essere il più naturale possibile: le proporzioni tra base, tronco, rami e apparato fogliare devono essere credibili e non si devono riscontrare interventi artificiali.

5. Sottile profondità (Yūgen)

E` l’ideale estetico che combina mistero, oscurità, profondità, eleganza, ambiguità, tranquillità e tristezza, estremamente difficile da sintetizzare a parole, trattandosi più di uno stato d’animo che di qualcosa di prettamente visibile. In particolare questo principio cerca di esprimere il sentimento che l’autore vuole trasmettere e l’emozione che effettivamente l’opera scaturisce nell’osservatore. Il cosiddetto mono no aware: tale termine descrive la bellezza effimera delle cose che svaniscono e indica attenzione e ammirazione per ciò che mostra i segni del trascorrere del tempo e del suo fluire spontaneo nel corso irreversibile dei processi naturali, una visione estetica che porta nell'animo dell’osservatore una sensazione di malinconia e solitudine struggenti, accompagnata dall'accettazione dello scorrere implacabile delle cose.

6. Libertà di attaccamento (Datsuzoku)

L’autore dell’opera, arrivato a un certo livello della sua preparazione, deve essere in grado di andare oltre la regola e a volte di infrangerla, per creare l’opera d’arte. Per fare ciò, deve quindi oltrepassare il suo pensiero e scomparire davanti alla pianta, lasciarla libera di esprimere tutta la sua bellezza, farla parlare da sola.

7. Tranquillità (Seijaku)

Uno dei principi che deve esprimere un bonsai quando lo osserviamo è il senso di PACE e QUIETE tipico degli alberi secolari che, pur avendo visto e vissuto tutto, continuano a rimanere al loro posto, comunicando un senso di pace assoluta. Questo principio è legato a una sensazione intima che si può trovare in un giardino giapponese. La sensazione opposta sarebbe di rumore e di disturbo. E` quello stato mentale che si acquisisce quando non si è più condizionati da schemi, paradigmi e preconcetti.