Tradizione e sperimentazione

Dalla tradizione alla sperimentazione

Il contesto nazionale nel 1900

Nel panorama della ceramica italiana, per lo più ancorato a forme tradizionali come l'istoriato, già nei primi del '900 assistiamo a diverse sperimentazioni che aprono ai ceramisti prospettive nuove. Ceramisti, scultori, architetti come Tullio Mazzotti (Tullio d'Albisola), Arturo Martini, Giò Ponti, tracciano percorsi che troveranno nel dopoguerra il giusto terreno di crescita.

I centri di produzione delle nuove tendenze sono Albisola (Savona) dove artisti ceramisti italiani e stranieri si ritrovano negli 'Incontri Internazionali di Ceramica' con la presenza significativa di Lucio Fontana; Napoli, Vietri, Firenze, Roma, Milano, Faenza, con ceramisti come Pietro Melandri, Guido Gambone, Salvatore Cipolla, Marcello Fantoni, Salvatore Meli, Leoncillo Leonardi per nominarne alcuni.

Le cifre espressive sono molteplici: dall'espressionismo all'informale, dall’astrattismo al neo cubismo, al primitivismo. In questo clima si creano gli stilemi del nuovo corso che avrà la sua parabola dal secondo dopoguerra alla fine degli anni '50. Le ceramiche si distaccano dalla tradizione e una maggiore vitalità espressiva si contrappone al gusto decorativo. L'uso della tecnica a lucignolo, che consente di ottenere forme asimmetriche e irregolari, sostituisce sovente l'uso del tornio; cromatismi accesi a volte addensati, ruvidi o grondanti, ricerca di una nuova libertà della forma e delle figurazioni. Le ceramiche di Picasso, esposte in Italia nei primi anni '50, hanno un forte impatto sugli operatori e pongono l'attenzione sull'oggetto ceramico nobilitandolo e dando alla ricerca un ulteriore incoraggiamento alla sperimentazione.

La sezione di ceramica della scuola Mengaroni è a diretto contatto con questo clima e con alcuni di questi protagonisti contribuendo a fare di Pesaro un centro vitale nel panorama nazionale.