Dojo

IL DOJO

DOVE SI TROVA

Il Dojo è sito in Casalpusterlengo (Uscita casello autostradale Casalpusterlengo A1 svoltando in direzione Piacenza), arrivati a Casalpusterlengo procedere verso la piazza del Polpolo e poi svoltare a sinistra sotto al varco tra i palazzi...

La struttura che vi si trova di fronte è la scuola "ex Pacle", la si costeggia sino ad arrivare al primo incrocio dove si sbuca in via F. Cavallotti svoltando a destra, il parcheggio che si trova è quello della struttura. Il dojo all'interno della palestra e ad esso si accede tramite la porta "ex PACLE" in Casalpusterlengo (LO), Via Cavallotti 53 (parcheggio) oppure da Via Galileo Galilei 3 (alternativo)

AFFILIAZIONE DEL DOJO

AIKIKAI LODI ASD - AIKIDO DOJO FUJINAMI LODI è una scuola affiliata all'associazione di cultura tradizionale giapponese Aikikai d’Italia.

COSA SIGNIFICA DOJO

Dōjō (道場, Dōjō), comunemente traslitterato come dojo, è un termine giapponese che significa etimologicamente luogo (jō) dove si segue la via (). In origine il termine, ereditato dalla tradizione buddhista cinese, indicava il luogo in cui il Buddha ottenne il risveglio e per estensione i luoghi deputati alla pratica religiosa nei templi buddhisti. Il termine venne poi adottato nel mondo militare e nella pratica del Bujutsu, che durante il periodo Tokugawa fu influenzata dalla tradizione Zen, perciò è a tutt'oggi diffuso nell'ambiente delle arti marziali.

Nel budō è lo spazio in cui si svolge l'allenamento ma è anche simbolo della profondità del rapporto che il praticante instaura con l'arte marziale; tale ultimo aspetto è proprio della cultura buddhista cinese e giapponese, che individua il dojo quale luogo dell'isolamento e della meditazione.

I dojo erano spesso piccoli locali situati nelle vicinanza di un tempio o di un castello, ai margini delle foreste, perché i segreti delle tecniche venissero più facilmente preservati. Con la diffusione delle arti marziali sorsero numerosi dojo che venivano in molti casi considerati da maestri e praticanti una seconda casa; abbelliti con lavori di calligrafia e oggetti artistici preparati dagli stessi allievi, essi eprimevano appieno l'atmosfera di dignità che vi regnava; talvolta su di una parete veniva posto uno scrigno, simbolo che il dojo era dedicato ai più alti valori e alle virtù del Do, non soltanto all'esercizio fisico. In altri dojo si trovavano gli altari detti kamiza (sede degli Dei), riferiti non a divinità ma al ricordo di un grande maestro defunto. Il dojo rappresenta un luogo di meditazione, concentrazione, apprendimento, amicizia e rispetto, è il simbolo della Via dell'arte marziale.

In Occidente questo termine viene impropriamente tradotto in palestra ed inteso unicamente come spazio per l'allenamento, mentre nella cultura orientale il dojo è il luogo nel quale si può raggiungere, seguendo la Via, la perfetta unità tra zen (mente) e ken (corpo) e, quindi, il perfetto equilibrio psicofisico, massima realizzazione della propria individualità. Il dojo è la scuola del sensei (maestro): egli ne rappresenta il vertice e sue sono le direttive e le norme di buon andamento della stessa; oltre al maestro ci sono altri insegnanti, suoi allievi, ed i senpai (allievi anziani di grado) che svolgono un importante ruolo: il loro comportamento quotidiano rappresenta l'esempio che deve guidare gli altri praticanti; quando un sempai non si cura del proprio comportamento diventa un danno per tutta la scuola.

Nessun allievo avanzato prende dal dojo più di quanto esso non dia a sua volta: il dojo non è semplice spazio ma anche immagine di un atteggiamento, i dojo della Via si differenziano in questo aspetto dai normali spazi sportivi: l'esercizio fisico può anche essere il medesimo ma è la ricerca del giusto atteggiamento che consente di progredire. L'allievo entra nel dojo e deve lasciare alle spalle tutti i problemi della quotidianità, purificarsi la mente e concentrarsi sull'allenamento per superare i propri limiti e le proprie insiscurezze, in un costante confronto con sé stesso.

Il dojo è come una piccola società, con regole ben precise che devono essere rispettate. Quando gli allievi indossano il kimono diventano tutti uguali; la loro condizione sociale o professionale viene lasciata negli spogliatoi, per il maestro essi sono tutti sullo stesso piano. Si apprende con le tecniche una serie di norme, che vanno dalla cura della persona e del kimono (che mostra solo l'emblema della scuola), al fatto di non urlare, non sporcare, non fumare, non portare orecchini od altri abbellimenti (per evitare di ferirsi o di ferire), al fatto di comportarsi educatamente sino all'acquisizione dell'etica dell'arte marziale che discende da quella arcaico-feudale dei samurai: il Bushido o Via del guerriero.

Il coraggio, la gentilezza, il reciproco aiuto, il rispetto di se stessi e degli altri sono dettami che entrano a far parte del bagaglio culturale dell'allievo. Nel dojo non si usa la violenza: non per nulla le arti marziali enfatizzano la forza mentale e non quella fisica, condannata prima o poi ad affievolirsi.

Si entra e si esce dal dojo inchinandosi: un segno di rispetto verso l'arte del ringraziamento per tutto ciò che di valido essa ha offerto. Anticamente nel dojo veniva eseguito il rito del soji (pulizia): gli allievi, usando scope e strofinacci, pulivano l'ambiente, lasciandolo in ordine per i successivi allenamenti. Tale gesto è il simbolo della purificazione del corpo e della mente: i praticanti si preparano ad affrontare il mondo esterno con umiltà, dote necessaria per apprendere e per insegnare l'arte marziale.

FINALITA' DELL'ATTIVITA' PRATICATA NEL DOJO

Essa ha per finalità lo sviluppo e la diffusione di attività sportiva connessa alla pratica dell'AIKIDO intesa come mezzo di formazione psico-fisica e morale dei soci, mediante la gestione di ogni forma di attività agonistica, ricreativa o di ogni altro tipo di attività motoria e non, idonea a promuovere la conoscenza e la pratica dell'aikido.

Per il miglior raggiungimento degli scopi sociali, l'associazione potrà, tra l'altro, svolgere l'attività di gestione, conduzione, manutenzione ordinaria di impianti ed attrezzature sportive abilitate alla pratica dell'AIKIDO.

Vengono perseguite finalità culturali, apolitiche, che prescindono da qualsiasi intento di lucro, L'AIKIKAI LODI ha lo scopo di conservare intatto e diffondere anche nel "Lodigiano" il patrimonio culturale, spirituale e filosofico tramandato da quelle arti peculiari che costituiscono il patrimonio squisitamente tradizionale della cultura giapponese, attraverso idonee e qualificate pubblicazioni periodiche e monografiche, attraverso la traduzione delle più importanti opere straniere, in ordine alle materie in esame, attraverso proiezioni specializzate, nonché attraverso corsi di storia, filosofia e psicologia inerenti alla subjecta materia e attraverso corsi teorico pratici in ordine a tutte o alcune di quelle arti peculiari come ad esempio l'ikebana (arte estetico simbolica di disposizione floreale), lo stile giapponese dei giardini, la cerimonia del tè (riassumente una etica della ospitalità inquadrata in una cornice di principi estetico cerimoniali) l'aikido (arte di armonizzare lo spirito vitale in comunione con la natura), le arti figurative (pittura scultura in ceramica, incisioni, ecc.) il teatro e la letteratura tradizionale giapponese, ecc...