Critica a
Francesca Albanese

L'articolo di Francesca Albanese è consultabile anche qui: 

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-nel_mio_secondo_rapporto_lorrore_dei_10_mila_bambini_palestinesi_incarcerati__intervista_esclusiva_alla_relatrice_speciale_onu_francesca_albanese/5496_50238/


Un suo breve passaggio mi ha ispirato una stretta risposta. 

Subiamo censure da ogni parte nel nostro paese. La controcensura che  Francesca Albanese suggerisce ne rappresenta l'apoteosi. 

Auguro alla dottoressa Albanese di continuare la lotta e non mollare mai.


La dottoressa Albanese afferma:

" in Italia ... colgo talvolta un’esagerata partigianeria ... Il termine ‘Stato di Israele’ è visto come tabù "

Con gran rispetto verso il ruolo che Lei ricopre, faccio notare che  partigianeria è un termine che suona dispregiativo. 

Secondo la Treccani vuol dire:

adesione faziosa, favoritismo, parzialità. 

Ora noi stiamo parlando di Palestina. Inutile ricordare che stiamo parlando di un occupante e di un occupato, e l'equidistanza in questo caso va considerata connivenza. Come dimenticare le belle parole di Gramsci a proposito dell'indifferenza?

Vivere significa partecipare e non essere indifferenti a quello che succede" scriveva Antonio Gramsci su La città futura l’11 febbraio 1917. Un testo attuale ancora oggi, soprattutto oggi:

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. 

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti. 

Si è oppure non si è con i palestinesi. Nei pensieri e nelle parole. Siamo ridotti miseramente come nazione asservita agli Usa. I nostri governanti non hanno più autonomia politica. Come meri esecutori costoro sposteranno la loro politica nei confronti della Palestina quando Washington glielo permetterà. A noi cittadini rimane la scelta del boicottaggio minimale individuale dei prodotti israeliani in vendita sul nostro mercato oppure l'uso attento delle parole.

In questo ambito non ripetere il nome dell'occupante è l'azione minima operativa per esprimere il rifiuto verso un sistema coloniale d'insediamento criminale. Ripeterne il nome significa confermarne l'identità, accettarla, condividerla, pubblicizzarla. Non è un tabù dottoressa Albanese. Non abbiamo paura dello SPACC, acronimo per SISTEMA PRODUZIONE ARMI CONTROLLO COLONIALE. Certo ognuno, anche uno stato, può scegliere il proprio nome: Vittorio, Costanza, Fortunato, Clemente, Fedele, Bonifacio, Fausto, Felice, Prospero, Letizia, Serena, Leone...

Lo stato occupante ha scelto come nome proprio: "Colui che lotta con Dio".

Probabilmente è da questo nome che deriva la sua prassi criminale. Uno stato troppo occupato ad occuparsi di problemi extraterreni, trascura completamente le relazioni concrete dei suoi cittadini con i loro simili, con i loro pari, e ignora completamente le leggi che tutti gli stati tentano di costruire per realizzare una equilibrata convivenza internazionale.

Non ci restano armi, se non facciamo il salto di qualità ai kalashnikov, che le nostre parole. 

Quell'occupante è nella realtà dei fatti un SISTEMA di PRODUZIONE di ARMI per CONTROLLO COLONIALE.

Chiamiamolo col suo vero nome: SPACC.


[Gabriella Grasso]