Parete di Ferro

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Lastia di Framont

...Lungo il sentiero per il Mont Alt di Framont, ormai superata la Busa del Camp con l’omonima casera, sulla destra appare la cosiddetta “Parete di Ferro”: una liscia distesa di placche grigie, dalla roccia eccezionale, che la Lastia di Framont rivolge verso est, al sole del mattino. Qui, salendo dal basso e con mezzi tradizionali, dalla fine degli anni '80 in poi sono stati tracciati più di venti itinerari alpinistici di difficoltà medio-alta (dal V+° al VII+°), tutti accomunati dalla roccia su cui si sviluppano: compatta, ruvida e lavorata dall’acqua a buchi, tacche, clessidre e addirittura rigole. 

La loro brevità (dai 60 ai 200 metri) e i comodi rientri in doppia li rendono concatenabili a piacere tra loro e adatti anche a giornate dal tempo incerto; mentre il periodo migliore di frequentazione va dalla piena estate a tutto l'autunno, quando le colate che caratterizzano la parete nel periodo primaverile sono interamente o in gran parte asciutte. Con l'avvicinarsi dell'inverno, invece, il Corno e poi il crinale del Mont Alt schermano sempre più la luce solare, invogliando ad altre più calde pareti.

In questa pagina sono raccolte alcune relazioni aggiornate degli itinerari presenti, elencati in ordine crescente di difficoltà tecnica. Altre relazioni e informazioni sono reperibili in S. Santomaso, Moiazza. Roccia tra luce e mistero, Idea Montagna 2011 e S. Santomaso, Moiazza. 150 arrampicate scelte, Rocciaviva 2003. 

AVVERTENZA: si sottolinea che la maggior parte delle salite qui proposte sono consigliate ad alpinisti con una certa esperienza, in particolar modo se classificate "R3". La tipologia di roccia presente, molto solida e compatta, risulterà però sufficientemente generosa a chi si presenterà con l'esperienza necessaria per saperla capire (e naturalmente non forare). Ci auguriamo che l'unicità di questo luogo non venga in alcun modo alterata e che la Parete di Ferro possa rimanere una... "no spit zone"

...per mantenere uno spazio di avventura per tutti, anche per il futuro!

La porzione centrale della Parete di Ferro

ACCESSO E RIENTRO

ACCESSO: raggiunta Malga Framont (1575 m) da Agordo per strada asfaltata, si procede a piedi oltre la malga lungo una carrareccia pianeggiante che si trasforma poi in sentiero (n. 552 CAI). All'intersezione con l'Alta Via n. 1 si segue verso sinistra il sentiero CAI n. 554 per il rif. Vazzoler e la forc. del Camp, che si raggiunge costeggiando il versante orientale delle omonime Torri. Superata la forcella (1933 m) si scende verso sud nella Busa del Camp, tenendo la sinistra a prendere la traccia diretta al Mont Alt di Framont, che lambisce una parete rocciosa (è anche possibile scendere più a destra per traccia sui prati fino all'omonima casera e da lì puntare a sinistra costeggiando le pareti). Scesi sul fondo della Busa si attraversano verso destra un prato molto umido e un torrente fino alla grigia parete sul lato opposto della valle. Si costeggiano ora le rocce (ometti), su traccia incerta, oltrepassando prima una caratteristica grande grotta e in seguito un enorme masso appoggiato (zona di chiodatura di una nuova falesia per l'arrampicata sportiva). Dopo qualche centinaio di metri si incontrano le prime vie della Parete di Ferro (prima Presapoc, poi Passo felpato e Il ragno e la polenta). Circa 1,30 h.

RIENTRO: al ritorno può essere conveniente attraversare il bosco verso est, fuori sentiero, restando più o meno in quota fino a raggiungere la Forcella delle Sejere (2003 m), incisa tra il Mont Alt e il Corno di Framont proprio di fronte alla Parete di Ferro. Da qui si scende verso sud per ripido sentiero, fino a un bivio a quota 1578 m al quale si tiene la sinistra a prendere una mulattiera pianeggiante che riporta in breve sui prati di Malga Framont. Circa 1,15 h. Rientrando per il sentiero dell'andata il tempo richiesto è leggermente superiore.

Yosemite Holiday

V+° R2 ☻☻☻

La prima via aperta sulla parete, decisamente consigliabile per un primo approccio. Si tratta di un’elegante arrampicata in diedro con alcuni tratti in placca, su roccia ottima e molto lavorata. Pur poco attrezzata la salita è sempre ben proteggibile, anche lungo il 3° tiro la cui prima parte rimane spesso bagnata.

Primi salitori: Daniele Costantini – Stefano Santomaso 1989.

Difficoltà: fino al V+°.

Proteggibilità: R2. Il diedro fessurato e le svariate clessidre permettono una buona proteggibilità.

Sviluppo: 150 m.

Materiale: una serie completa di friend, anche grandi, raddoppiando eventualmente qualche misura. Cordini in kevlar per clessidre. Chiodi e martello utili. Mezze corde.

Attacco: sul lato destro della parete, presso una cengia erbosa alla base di un evidente diedro-fessura di colore grigio-chiaro. Appena più a sinistra un chiodo indica l’attacco della via Del Din – Pellegrini, che percorre la placca subito a sinistra del diedro.

Relazione: L1. Si risale lungamente la fessura-diedro, appigliata e proteggibile. Qualche metro sopra un chiodo zeppato con cordino sulla placca di sinistra, si può sostare sul lato destro del diedro (chiodo, integrabile con friend medio-piccoli). V+°. L2. Si continua nel diedro prima con arrampicata piuttosto continua e in seguito più facile. Lasciando un tetto alla propria sinistra (clessidra) si prosegue ancora qualche metro in verticale per poi traversare nettamente a sinistra sotto una fascia strapiombante, pervenendo così alla sosta su clessidra. V+°. L3. Si supera un breve tratto verticale sopra la sosta, su roccia talvolta umida ma incredibilmente lavorata (clessidre), e si obliqua poi leggermente a sinistra per entrare in un colatoio che si risale verticalmente fino alla sosta su clessidre, attrezzata sotto uno strapiombo. V+°. L4. Si aggira lo strapiombo a sinistra, su bellissima placca, obliquando e infine traversando ancora a sinistra fino alla cengia mugosa dove si sosta. V°.

Discesa: si traversa a sinistra lungo la cengia mugosa fino a un colatoio spesso bagnato, che si discende per qualche metro rinvenendo in una comoda conca una sosta a spit. Con due calate in verticale lungo le soste a spit della via Free Gorby si raggiunge la base della parete, a sinistra dell’attacco.

Da una ripetizione del 30-05-2020

Lungo Traverso

V+° R2

Piacevole arrampicata che contorna sulla sinistra un lungo tetto obliquo, dapprima seguendo una bella fessura, poi su una placca con alcuni passaggi più tecnici e infine compiendo un grande traverso verso destra molto caratteristico.

Primi salitori: Stefano Santomaso – Fausto Conedera 1990.

Difficoltà: fino al V+°.

Proteggibilità: R2.

Sviluppo: 100 m + 2 tiri alla sommità della parete.

Materiale: utile una serie di friend, dalle misure grandi a quelle piccole, e vari cordini in kevlar anche aperti per le clessidre. Chiodi e martello consigliati. Mezze corde.

Attacco: a sx. di un lungo diedro inclinato, presso una fessura verticale con il lato sx. nero, che si origina ad alcuni m. da terra. Chiodo poco sopra.

Relazione: L1. Si sale qualche m. in placca (ch.) a prendere una bella fessura che si segue fino al suo termine (V°, cl. con cordino e poi ch.). Si obliqua quindi verso dx., con minori difficoltà (IV°), fino alla sommità di un pilastrino dove si sosta su 2 ch. alla base di un diedro scuro. L2. Si segue qualche m. il diedro, per poi uscirne in placca sulla dx. e proseguire più o meno in verticale, superando una costola (p. V+°), fino a raggiungere il tetto soprastante. Si traversa ora in obliquo a dx. (ch. con cordino) con qualche passo delicato (V+°) fino a rocce più appoggiate e rotte (ch.) che si salgono brevemente fino a una grande fessura quasi orizzontale, dove si sosta su 3 ch. L3. Si traversa lungamente sotto la fessura (IV+°), che in qualche punto forma un tettino, superando un paio di pp. più delicati (V°). Dove essa termina, in corrispondenza di rocce più scure, si sale ora verticalmente (grande nicchia sulla dx.) fino alla cengia erbosa e mugosa dove si sosta.

Discesa: Al termine di L3 si hanno 3 possibilità: 1) salire gli ultimi 2 tiri (L4 e L5: V°) fino alla sommità della parete e quindi calarsi in verticale lungo lo stesso itinerario o le doppie di Indigeno Iracondo poste 50-100 m più a sx.; 2) calarsi in verticale con 2 CD verticali, di cui la 1° su mughi e la 2° dalla sosta finale di Alitosi e La Sorpresa, posta in una piccola nicchia erbosa circa 10 m sotto il grande tetto; 3) traversare a dx. per una lunghezza di corda e raggiungere la sosta finale di Monotonia Ottica, posta sul bordo dx. del grande colatoio nero che caratterizza la parete. Da lì con 3 CD tornare alla base della parete.

Da una ripetizione del 18-10-2021

Monotonia ottica

VI° R2 ☻☻

Bella e divertente arrampicata in fessura e in placca, che rappresenta storicamente la seconda ascensione della parete. Consigliabile per prendere confidenza col tipo di arrampicata delle vie nelle vicinanze. Purtroppo il 3° e parte del 4° tiro rimangono spesso bagnati, causando un certo fastidio durante la salita.

Primi salitori: Stefano Santomaso – Daniele Costantini 1989.


Difficoltà: fino al VI°.

Proteggibilità: R2. In alcuni tratti della via, privi di fessure, le protezioni risultano un po' distanti.

Sviluppo: 150 m.

Materiale: una serie di friend specialmente delle misure medie e piccole, cordini in kevlar. Utili chiodi e martello. Mezze corde.

Attacco: su una placca liscia alla base di un’evidente fessura che in basso scompare, a sx. della nera colata che caratterizza la parte centrale della parete. Ch. visibile in fessura.

Relazione: L1. Si supera la liscia placca (VI°) che immette dopo un paio di metri nella fessura (ch.), che si segue per tutta la sua lunghezza (V+° continuo, cl.) fino alla cengetta erbosa al suo termine. Sosta sulla dx. su 2 ch. L2. Verticalmente alcuni metri lungo delle costole (V°, ch.) fino a una zona leggermente più appoggiata, quindi ancora più o meno in verticale costeggiando un pilastrino che resta poco a sx. Si prosegue poi lungamente in obliquo a dx. (V°, cl.) fino a un vago incavo poco sotto a un diedrino nero spesso bagnato. Sosta su 2 ch. e cl. L3. Si sale il diedrino fino al suo termine (V°), poi si prosegue ancora in verticale qualche metro (V+° spesso bagnato, 2 ch.) e si obliqua a dx. sotto il tetto soprastante (V°, cl.) fino a rimontarlo nel punto più facile, giungendo nel catino soprastante. Sosta su spit. nel catino. L4. Si prosegue lungo il colatoio spesso bagnato o sulle placche di sx., superando anche qualche piccolo strapiombo (V°), fino a una zona appoggiata. Sosta di calata su ch. e cl. sul lato dx. del colatoio.

Discesa: con 3 doppie verticali, tutte attrezzate a spit esclusa la prima: 1) fino alla sosta nel catino al termine di L3. 2) leggermente verso sx. faccia a valle fino a una cengetta una decina di metri di fianco alla sosta al termine di L2. 3) fino alla base della parete (è eventualmente possibile spezzare quest’ultima calata utilizzando una sottostante sosta a spit).

Da una ripetizione del 27-08-2021

Alitosi

VI° R2 ☻☻☻

Bellissima salita, non estrema ma continua, lungo una placca incredibilmente lavorata.

Primi salitori: Stefano Santomaso – Daniele Costantini 1990. 

Difficoltà: fino al VI°.

Proteggibilità: R2. L’itinerario è abbastanza chiodato e proteggibile, ma è piuttosto continuo.

Sviluppo: 60 m.

Materiale: utile una serie di friend e cordini in kevlar, anche aperti, per le numerose clessidre presenti. Chiodi e martello non indispensabili. Mezze corde.

Attacco: sulla verticale di una colata nera con rigole, alcuni metri a destra del grande diedro obliquo che caratterizza la parete. Chiodi visibili.

Relazione: L1. Superato un primo passaggio sostenuto, si prosegue più o meno verticalmente lungo alcune rigole superficiali (numerosi chiodi) fino a una grande clessidra con cordone, oltre la quale si prosegue in leggero obliquo a sinistra lungo rocce appigliate fino a un’altra clessidra, sopra una piccola nicchia (possibile sosta). VI°. L2. Si obliqua a destra (chiodo) ricercando i punti deboli della parete e pervenendo poi in verticale (clessidra e chiodo) a una zona più appoggiata, caratterizzata da alcune fessure (possibile sosta). Si risalgono le fessure proseguendo verticalmente, avvicinandosi al grande diedro alla propria sinistra. Senza alzarsi fino a dove il diedro si trasforma in un grande tetto, raggiunta una scaglia (chiodo) si traversa a destra fino a una sosta attrezzata posta una decina di metri sotto ai tetti soprastanti, subito a sinistra di una nicchia erbosa (la sosta è in comune con La Sorpresa). VI°.

Discesa: dalla sosta attrezzata con una calata in breve all’attacco.

Da una ripetizione del 15-11-2020

Del Din – Pellegrini

VI+° R2/3 ☻☻

Bella arrampicata su ottima roccia. Percorre la placca subito a sinistra della via “Yosemite Holiday”, confluendovi dopo aver superato direttamente il tetto scuro che taglia la parete soprastante.

Primi salitori: Gianni Del Din – Geremia Pellegrini 1992.

Difficoltà: fino al VI+°.

Proteggibilità: R2/3. In alcuni passaggi le protezioni non risultano ottime o ravvicinate.

Sviluppo: 90 m.

Materiale: una serie completa di friend fino al n. 3 BD (blu grande), cordini in kevlar aperti per clessidre. Consigliati chiodi e martello. Mezze corde.

Attacco: presso una cengia erbosa ad alcuni metri da terra, qualche metro a sinistra dell’evidente fessura-diedro grigio-chiara di Yosemite Holiday (chiodo d’attacco).

Relazione: L1. Si risale la placca soprastante ricercandone i punti deboli e rimanendo in genere qualche metro a sinistra della fessura-diedro (chiodo). Si superano alcuni passaggi più sostenuti (chiodo zeppato con cordino) pervenendo a una bella clessidra, dalla quale si obliqua a sinistra per ruvide rocce scure (chiodo) e si rimonta un’inclinata cengia erbosa dove si sosta. VI+°. L2. Senza risalire il diedro alla propria sinistra ci si alza verticalmente sulla placca sopra la sosta per alcuni metri (clessidrina con cordino). Superato un tratto più facile si procede ancora verticalmente fin sotto al tetto soprastante (clessidra – possibile sosta) montando quindi in traversino a sinistra sopra un’enorme scaglia triangolare. Su buone prese (chiodo) si supera lo strapiombo con arrampicata atletica, entrando in un diedrino oltre il quale calano le difficoltà. In obliquo a destra ci si ricongiunge con il penultimo tiro di Yosemite Holiday, sostando su clessidre. VI+°. L3. Si percorre un colatoio di roccia lavorata e scura fino alla sosta attrezzata sotto uno strapiombo. V+°.

Discesa: A) con due corde doppie attrezzate lungo l’itinerario di salita; B) lungo l’ultimo tiro di Yosemite Holiday: proseguire obliquando verso sinistra in placca fino a una cengia baranciosa dove si sosta. La si percorre verso sinistra raggiungendo un colatoio spesso bagnato, che si discende per qualche metro rinvenendo in una comoda conca una sosta a spit. Con due calate in verticale lungo le soste a spit della via Free Gorby si raggiunge la base della parete, a sinistra dell’attacco.

Da una ripetizione dell’08-11-2020

Costantini – Brancaleone

VI+° R2/3 ☻☻☻

Bellissima e impegnativa arrampicata, su roccia particolarmente ruvida e lavorata. Come la vicina “Free Gorby” purtroppo anche questo itinerario si presenta molto spesso bagnato: le migliori condizioni si verificano generalmente nei periodi secchi di fine estate e inizio autunno, quando il sole del mattino riesce dopo alcune ore ad asciugare la roccia.

Primi salitori: Daniele Costantini – Massimo Brancaleone 1993.

Difficoltà: fino al VI+°.

Proteggibilità: R2/3. L’ottima roccia dell’itinerario ben si presta all’impiego di protezioni veloci, anche se in qualche tratto la loro distanza non è ravvicinata.

Sviluppo: 60 m.

Materiale: utile una serie di friend, dalle misure grandi a quelle piccole, e vari cordini in kevlar per le clessidre. Consigliabili chiodi e martello. Mezze corde.

Attacco: sotto la grande arcata bagnata dalla colata nera che caratterizza la parte centrale della parete. Sulla verticale di un diedrino pensile chiuso dall’arcata stessa.

Relazione: L1. Si sale verticalmente per alcuni metri proprio sotto l’arcata, fino a raggiungere un diedrino pensile chiuso dall’arcata stessa (V°). Si superano un tettino e la seguente placca lavorata (2 ch.) con arrampicata più sostenuta lungo una rigola (p. VI+°) fino a un punto più appoggiato. Ancora in verticale lungo una piccola costola (VI°, ch.) fino a un terrazzino, che si segue brevemente verso dx. fino alla sosta su grande cl., in una nicchia. Tre metri più a dx. la sosta a spit di Free Gorby. V+°, VI°, p. VI+°. L2. Si sale brevemente in verticale (in basso a sx. piccola cl.) per poi obliquare un poco a sx. (ch.) verso delle rigole molto profonde (p. VI+°), che si seguono lungamente (VI° e V+°, alcune grandi cl.) fino al terrazzino erboso dove si sosta su 2 spit con catena.

Discesa: con 1 CD di 55 m (eventualmente frazionabile su altra sosta a spit) fino alla base della parete.

Da una ripetizione del 18-10-2021

La Sorpresa

VI+° R3 ☻☻☻

Bella e impegnativa arrampicata in placca con alcuni passaggi sostenuti e non sempre ottimamente proteggibili, ma su roccia entusiasmante specie nella seconda lunghezza.

Primi salitori: Daniele Costantini – Stefano Santomaso 1990.

Difficoltà: fino al VI+°.

Proteggibilità: R3. Su alcuni passaggi sostenuti le protezioni non sono ravvicinate.

Sviluppo: 60 m.

Materiale: utile una serie completa di friend e cordini in kevlar anche aperti per le clessidre. Chiodi e martello utili. Mezze corde.

Attacco: alcuni metri a sinistra di un grande masso coperto d’erba situato alla base della parete, tra le vie Alitosi e Diretta Centrale – Monotonia Ottica. Chiodo visibile ad alcuni metri da terra, in un’evidente fessura.

Relazione: L1. Si sale verticalmente qualche metro (chiodo) per poi obliquare leggermente verso destra con alcuni passaggi delicati fino a un punto di riposo, presso una clessidrina e un chiodo. Ancora in obliquo a destra su buone prese fino a un’evidente clessidra (chiodo). Si prosegue quindi in verticale, superando un passaggio più sostenuto, fino a un terrazzino erboso che si rimonta (clessidra). Verticalmente per buone fessure e poi in obliquo a destra si risale un pilastrino, dove si sosta su clessidra con cordone. VI+°. L2. Si sale a sinistra della sosta per rocce scure fino a un tettino, che si aggira a sinistra, raggiungendo una grigia costola inclinata (chiodo). Rimontata la costola si sale verticalmente un paio di metri (chiodo) per traversare quindi nettamente a sinistra su roccia eccezionalmente lavorata (cordino su clessidrina). Ancora verso sinistra qualche metro, con passaggio delicato, giungendo alla sosta attrezzata presso una nicchia (la sosta è in comune con Alitosi). VI+°.

Discesa: dalla sosta attrezzata con una calata in breve all’attacco.

Da una ripetizione del 15-11-2020

Un bon parecio

VII-° R2 ☻☻

Bella arrampicata su roccia ruvida, lavorata e ben proteggibile, situata all’estremità sinistra della Parete di Ferro, presso un grande costolone di roccia chiara generalmente asciutta.

Primi salitori: Stefano Santomaso, Manuel Santomaso, Matteo Costa, 1 luglio 2017.


Difficoltà: fino al VII-°.


Proteggibilità: R2.


Sviluppo: 260 m.


Materiale: utile una serie di friend, dalle misure grandi a quelle piccole, e cordini in kevlar anche aperti per le clessidre. Chiodi e martello consigliabili. Mezze corde.


Attacco: appena a destra della Via dell’Acqua, presso un pilastrino situato pochi metri a sinistra di un evidente diedro strapiombante grigio. Chiodo lasciato.


 

Relazione: L1. Tiro chiave. Si sale sopra al piastrino e si supera la sovrastante placca levigata tendendo leggermente a destra lungo una fessura (p. VI+°/VII-°, due chiodi), si obliqua ancora a destra (VI-°) e si sale a raggiungere la base di una marcata fessura diagonale che sale parallelamente ad un grande strapiombo; la si segue verso destra (V+°, cordino su grande clessidra) per alcuni metri finché è possibile salire verticalmente per una rigola e raggiungere la sovrastante cengia erbosa. Chiodo e cordino su clessidra di sosta. 40m. L2. Si traversa verso destra rimontando un piccolo pilastro e affrontando poi direttamente una compatta e liscia placca (VI-°, chiodo e cordino) che diagonalmente a destra porta ad una cengia erbosa inclinata. Sosta su chiodo, sulla verticale di un diedro. 35 m. L3. Verticalmente si percorre il diedro (V°, un cordino) e il sovrastante diedrino destro formato da un pilastro, continuando ancora in verticale (non obliquare a destra su fessura-diedro nera) fino ad una comoda cengia sotto una parete scura incredibilmente lavorata a buchi. 35 m, sosta su clessidre con cordino. L4. Verticalmente su placche a buchi con molte clessidre (V°, cordino) ad una bella nicchia con mughi (sosta possibile), continuando ancora diritti per la sovrastante parete fino a raggiungere un’altra nicchia con grande clessidra. 30 m, cordino in sosta. L5. Tiro corto: si esce dalla nicchia a sinistra e si superano direttamente un paio di strapiombi (VI°, chiodo) raggiungendo una facile crestina appoggiata e sostando su grande masso presso la sommità di un pilastro. 20m. Verso destra è possibile raggiungere l’uscita dalla parete o le calate lungo Indigeno iracondo (prima sosta visibile su una crestina rocciosa). L6. Si affronta direttamente la sovrastante parete verticale (roccia un po’ delicata) e con andamento un po’ tortuoso, superando un paio di strapiombi (VI°, tre chiodi) si raggiunge una grande nicchia sotto l’ultima fascia di tetti. 35m, sosta su grossa clessidra. L7. Si affronta e si supera verso sinistra il sovrastante strapiombo giallo (VI°, cordino su clessidra) e nella medesima direzione si guadagna la base di un grande colatoio, interrotto sotto da grandi strapiombi gialli. Si sale il colatoio e la sovrastante parete inclinata uscendo infine sul terreno barancioso della cima. 50m. Volendo scendere in corda doppia lungo Indigeno iracondo è conveniente interrompere il tiro nel colatoio e attrezzare una doppia per tornare presso la penultima sosta.


 

Discesa: A) Si sale traversando verso ovest per prati e tratti baranciosi intercettando il sentiero normale di salita alla Lastia di Framònt, che riporta nei pressi di Malga Camp. B) Con una corda doppia da attrezzare (attenzione agli attriti) si raggiungono le calate di Indigeno iracondo. C) Procedendo in discesa tra fitti mughi, erba e qualche canalino si intercetta la cengia (imbocco presso un larice secco caduto) da cui partono le calate di Monotonia ottica. Soluzione consigliata solo ai conoscitori del luogo.

Da una ripetizione del 9-10-2022

Presapoc

VII-° R2+ ☻☻

Bella salita, la più a destra della parete. Percorre un regolare diedro pensile accessibile tramite una fessura gialla. L’ambiente è appartato e suggestivo, la linea di salita molto logica e l’arrampicata piacevole e varia, nonostante la presenza di erba nel tratto centrale.

Primi salitori: Stefano Santomaso – Stefano Conedera, 1999

Difficoltà: fino al VII-°.

Proteggibilità: R2+.

Materiale: cordini in kevlar anche aperti per le numerose clessidre, 10 rinvii, una serie completa di friend (eventualmente raddoppiando qualche misura piccola e media), martello, chiodi e mezze corde.

Attacco: al margine destro della Parete di Ferro, presso una fessura (ch. alla base) che incide una parete giallastra pochi metri a destra rispetto al diedro grigio superiore.

Relazione: L1. Si sale la fessura (VI°, roccia buona) raggiungendo dopo qualche metro un terrazzino sulla sinistra (cl.), quindi si obliqua a destra superando un breve passaggio sostenuto (VII-°, ch. con cordone) oltre il quale calano le difficoltà. Verso sinistra (IV+°) si raggiunge il grande diedro e si sosta poco dopo alla base di una nicchia gialla, su ch. da integrare con friend. 25 m. L2. Si segue sulla sinistra il grande diedro grigio appoggiato (IV+°) che si fa poi più impegnativo in corrispondenza di una strozzatura liscia e verticale. La si supera (V+°) e si prosegue con arrampicata più facile (IV+°, cl. sulla destra) fino a una grande nicchia giallastra, alla base di un altro tratto verticale del diedro. Sosta su clessidra. 30 m. L3. Si supera nel fondo del diedro una breve sezione molto verticale (V+°, cl. con cordino) e si prosegue con arrampicata più facile (V°, grossa cl. sulla sinistra) sempre lungo il diedro, affrontando poi un nuovo tratto verticale che deposita sulla cima del pilastro, presso un arbusto (cl. gialla con cordino). Si traversa a destra per qualche metro fino a una grande nicchia scura dove si sosta su due belle cl. con cordino. 30 m. L4. Si sale la placca-rampa che, in diagonale a destra (V+°), permette di aggirare i tetti sovrastanti. Giunti su rocce appoggiate si prosegue in verticale (IV+°, 2 cl.) oltrepassando quindi una macchia di mughi fino a una grande nicchia con cl. dove si sosta. 30 m. L5. Dalla grande nicchia con cl. si obliqua a sinistra e si sale lungo una spaccatura (V°, strapiombino) ai mughi sommitali. 40 m.

Variante: L1. Raggiunta la grande nicchia di L4 non si sosta e si prosegue il tiro in traversata a sinistra, superando una breve placca e poi dei mughi, fino a percorrere una cengia baranciosa dove si sosta su cl. da integrare. 40 m (30 m fino alla nicchia + 10 m in traverso). L2: Si scende qualche metro e si traversa a sinistra, prima su cengia erbosa e poi in aperta parete su rocce lavorate (V+°) fino a raggiungere in leggera salita la penultima sosta di Passo felpato, su grande clessidra orizzontale con cordone e maglia rapida, da dove partono le 3 calate che conducono alla base della parete. 25 m.

Discesa: A) A piedi e poi in corda doppia: dopo L5 dell’itinerario originale ci si inoltra faticosamente tra i fitti mughi fino a una zona un po’ più aperta, si punta quindi a sinistra (verso sud), costeggiando il bordo della parete per un centinaio di metri. Una volta trovato (orientamento non immediato) presso un larice l’imbocco erboso di un ampio canale (grande albero secco caduto), lo si discende facilmente verso destra per qualche decina di metri fino a raggiungere il primo ancoraggio delle corde doppie di Monotonia Ottica (ch. e cl.). B) In corda doppia lungo la via Passo felpato: dopo aver percorso la Variante e aver raggiunto la grande clessidra orizzontale con cordone e maglia rapida, si eseguono 3 calate in corda doppia che conducono alla base della parete. CD1: dal clessidrone, 35 m verticalmente e nel vuoto fino a una sosta di calata su terrazzino (2 cl + chiodo, con cordino e maglia rapida), alcuni metri sotto una grande fessura strapiombante. CD2: 55 m in obliquo a destra (faccia a monte) fino alla seconda sosta di Passo felpato, posta su un terrazzino erboso sotto la verticale di un grande diedro con pendii erbosi (2 cl. + chiodo, con cordino e maglia rapida). CD3: verticalmente, prima su placca e poi nel vuoto, fino alla base della parete.

Da una ripetizione del 23-10-2022

L’insostenibile leggerezza dell’essere

VII-° R3 ☻☻☻☻

Breve ma bellissima arrampicata in placca, tra le più meritevoli della parete, su roccia ideale a buchi e rigole. La salita è percorribile solo in periodi asciutti, facendo inoltre attenzione alle protezioni non sempre ravvicinate. Dopo due lunghezze l’itinerario confluisce in “Monotonia Ottica”.

Primi salitori: Gianni Del Din – Stefano Santomaso 1990.

Difficoltà: fino al VII-°.

Proteggibilità: R3. La salita è continua e non sempre ottimamente proteggibile.

Sviluppo: 70 m.

Materiale: utili friend in particolare piccoli e cordini in kevlar anche aperti per le clessidre. Chiodi e martello utili. Mezze corde.

Attacco: sulla liscia placca posta alcuni metri a sinistra di una caratteristica spaccatura ad arco, spesso bagnata dalla grande colata della parete. Chiodo appena sopra l’attacco. Attenzione a non confondersi con l’itinerario aperto da D. Costantini e M. Brancaleone nel 1993, appena più a destra e più vicino alla spaccatura.

Relazione: L1. Ci si alza brevemente (chiodo), si obliqua in aderenza verso sinistra e si prosegue verticalmente seguendo una sequenza di grandi buchi (chiodo). Cercando i passaggi migliori, in leggero obliquo a sinistra (cordino su clessidra), si perviene a una zona più appoggiata poco sotto una macchia erbosa. Direttamente in verticale, o poco a sinistra lungo alcune rigole superficiali, si perviene alla cengetta obliqua soprastante. Senza percorrerla in ascesa verso sinistra, si sosta subito a destra (chiodi) presso un’evidente fessura verticale. VII-°. L2. Si risale la fessura, superando presto un passaggio più sostenuto e pervenendo a una zona più appoggiata. Si seguono verticalmente le profonde rigole che incidono la parete (qualche chiodo) fino al loro termine, dove si sosta sotto il diedro nero di Monotonia Ottica, alcuni metri a sinistra di una cengetta erbosa con sosta a spit di calata. VI+°.

Discesa: si raggiunge verso sinistra la sosta a spit di Free Gorby e con una calata si perviene alla base della parete, accanto all’attacco. È naturalmente anche possibile proseguire lungo Monotonia Ottica.

Da una ripetizione del 05-07-2020

Diretta Centrale

VII-° R3 ☻☻☻☻

Elegante e impegnativa arrampicata in placca con difficoltà piuttosto continue. Risale verticalmente la parete e supera i caratteristici grandi tetti soprastanti sul loro limite destro, dove si interrompono. La salita, orientata da pochi cordini e qualche chiodo, non è sempre ottimamente proteggibile ma si svolge su roccia ottima.

Primi salitori: Daniele Costantini – Stefano Santomaso – Gianni Del Din 1990.

Difficoltà: fino al VII-°.

Proteggibilità: R3. L’itinerario è piuttosto continuo e le protezioni non sempre ravvicinate.

Sviluppo: 130 m.

Materiale: utili friend in particolare piccoli (eventualmente raddoppiare qualche misura) e cordini in kevlar anche aperti per le clessidre. Consigliati martello e chiodi. Mezze corde.

Attacco: in comune con Monotonia Ottica. È situato una decina di metri a sinistra della grande colata che di solito bagna centralmente la parete, sotto un’evidente grande fessura (chiodo visibile) che si origina a qualche metro dal suolo, sopra una liscia placchetta. È anche possibile attaccare alcuni metri più a sinistra (chiodo) obliquando subito a destra per fessurine e ricongiungendosi in breve all’itinerario originale.

Relazione: L1. Si supera la placchetta sotto la grande fessura di Monotonia Ottica per poi obliquare subito a sinistra lungo un’altra evidente fessura. Si sale quindi più o meno verticalmente (chiodo), ricercando i passaggi più facili e puntando al bordo di una rigola nera oltre la quale calano le difficoltà. Proseguendo verticalmente su placca più appoggiata (non obliquare né a destra verso un diedro con pulpito sulla sommità né a sinistra verso il gradino dove sosta La Sorpresa) si raggiunge il cordone di sosta. VI+°. L2. Si sale in leggero obliquo a sinistra lungo una bella placca e dopo un passaggio più delicato (piccolo cordino su clessidrina) si raggiunge la sosta, posta alcuni metri sotto ai grandi tetti soprastanti. VI°. L3. In salita verso destra ci si porta sotto un tettino (chiodi) che si aggira a destra, ritornando poi leggermente a sinistra e quindi proseguendo in verticale su rocce appoggiate più facili fino alla cengia erbosa soprastante, dove si sosta. VII-°. L4. Si segue in obliquo verso destra la cengia, prima erbosa e poi rocciosa, traversando fino al primo ancoraggio di calata posto sul bordo del colatoio.

Discesa: con tre calate verticali, prima all'interno del colatoio (CD1 su chiodi e clessidra, CD2 - CD3 ed eventualmente CD4 su soste a spit) e poi lungo la via Free Gorby si raggiunge la base della parete, poco a destra dell’attacco.

Da una ripetizione del 05-07-2020

Free Gorby

VII-° R3 ☻☻☻☻

Bellissima e impegnativa arrampicata, dapprima lungo una grande rigola nera e infine su una fantastica placca tecnica a buchi. Purtroppo la prima lunghezza dell’itinerario si presenta molto spesso bagnata: le migliori condizioni si verificano generalmente nei periodi secchi e caldi di fine estate, quando il sole del mattino riesce ad asciugare la grande rigola.

Primi salitori: Gianni Del Din – Paolo Zasso 1992.

Difficoltà: fino al VII-°.

Proteggibilità: R3. La roccia è ottima e presenta varie cl., ma le protezioni sono talvolta distanti.

Sviluppo: 130 m.

Materiale: utili friend medio-piccoli e piccoli, svariati cordini in kevlar anche aperti per le varie clessidre, chiodi e martello. Mezze corde.

Attacco: sul limite destro della grande arcata posta sotto la colata nera, quasi sempre bagnata, che caratterizza la parte centrale della parete. È possibile attaccare verticalmente lungo le rocce nere subito a sx. della base dell’arco, e superarne il bordo in corrispondenza di uno spuntoncino, oppure sulle rocce chiare un paio di m. a dx. dell’arco, obliquando quindi verso sx. fino a raggiungere la rigola nera che caratterizza il primo tiro di corda.

Relazione: L1. A) Attacco diretto: si sale per alcuni m. lungo rocce nere fino a uno spuntoncino sul bordo della grande arcata. Si supera quindi l’arco verso dx. raggiungendo in breve una cl. con cordino sotto la rigola nera (VI°). B) Attacco di dx.: si sale la placca grigia con erba subito a dx. dell’arcata, obliquando verso sx. fino alla cl. con cordino sotto la rigola nera, ricongiungendosi all’attacco diretto. Ci si alza quindi in verticale lungo la rigola con alcuni pp. più sostenuti (VI+°, ch.) fino a quando la stessa si approfondisce (2 cl. con cordino), si prosegue quindi con minori difficoltà (VI-°) fino al culmine della grande scaglia chiara che delimita la rigola, sopra la quale si sosta su spit o cl. L2. Ci si alza verticalmente appena a sx. della sosta, lungo una piccola costola fessurata (VI-°, 2 cl.) raggiungendo una zona di placche più adagiate. Si prosegue quindi dritti (V+°, cl.) su una placca chiara (non obliquare a sx. fino alle profonde rigole salite dall’itinerario di D. Costantini) fino a uno strapiombino (V°, cl.) a sx. di una macchia di mughi, che si supera raggiungendo poi con facilità la sosta verso sx., su cengia erbosa, su spit o cl. L3. Tiro tecnico, in costante obliquo a dx. Dalla sosta si traversa alcuni m. a dx. su cengia e ci si alza su placca lavorata fino a una prima cl. con cordino, poi sempre tendendo un po’ a dx. si raggiunge una vaga rientranza della parete che si segue verticalmente e si supera tramite una piccola costola fessurata (VI+°, cl. con cordino), rimontando un gradino. Si prosegue quindi in verticale fino a montare verso dx. (cl.) su un bombé grigio-giallo. Ora con p. tecnico (VII-°, cl. con cordino) si supera una placchetta povera di appigli tendendo un poco a dx. e portandosi sotto una paretina verticale, che resta a sx. della grande macchia di mughi soprastante. Si supera direttamente su fessura e buchi (VI°) lo strapiombino raggiungendo la sosta su 3 ch. in fessura, in alto a sx. rispetto ai mughi. L4. Dalla sosta si traversa a sx. aggirando una costola con erba e si perviene poco sopra a un cl. con cordino. Si obliqua quindi a sx. superando uno spigolo tondeggiante (p. VI+°) e si entra in un diedro aperto e appoggiato, che si segue verso dx. (V+°, ch. ad anello) fino alla cengia mugosa soprastante, da raggiungere rimontando uno spigoletto verso sx. Sosta su mughi.

Discesa: in corda doppia, prima di fianco e poi lungo l’itinerario di salita. Dall’ultima sosta si traversa qualche metro a sinistra lungo la cengia mugosa fino al grande colatoio, che si discende per qualche metro rinvenendo in una comoda conca una sosta a spit per le calate. Prima CD in verticale fino alla sosta a spit al termine di L2; seconda CD fino alla base della parete (possibile spezzare la calata sulla sosta a spit al termine di L1).

Da una ripetizione del 5-09-2021

Passo felpato

VII° R2/3 ☻☻☻

Bella e logica arrampicata che collega, con alcune lunghezze in placca, tre caratteristici diedri-fessura. Roccia in genere ottima, ma con qualche tratto da ripulire.

Primi salitori: Gianluca Benedetti Gianni Del Din, il 3 settembre 2022.

Prima ripetizione: Marco Bergamo e Silvano de Zaiacomo, il 29 ottobre 2022.

Difficoltà: fino al VII°.

Proteggibilità: R2/3.

Materiale: cordini in kevlar anche aperti per le numerose clessidre, 10 rinvii, una serie completa di friend (utili anche le misure 4 e 5 per proteggere lo strapiombo iniziale della fessura gialla superiore). Consigliati martello, chiodi e mezze corde. 

Attacco: al margine destro della Parete di Ferro, tra le vie “Il ragno e la polenta” subito a sinistra e “Presapoc” un po’ più a destra. Si attacca sulla placca sottostante una profonda fessura-diedro grigia. Vari chiodi visibili.

Relazione: L1. Si sale in verticale (VII°, 1 ch.) un paio di metri fino a una piccola nicchia (1 ch. e buona fessura per friend piccolo viola), quindi si traversa brevemente a destra a un’altra nicchia più grande (VI+°, 1 ch. e cl.), per riprendere a salire verticalmente (VII-°, 2 ch.) raggiungendo presto la grande fessura soprastante. La si segue (VI°, utili friend medio-grandi) per alcuni metri e si traversa decisamente a sinistra qualche metro fino alla sosta, su tre clessidre, subito sopra a un mugo. 20 m, dal VI° al VII°, tiro ben protetto. L2. Ci si alza verticalmente qualche metro (V°, cl.) e si traversa a destra oltrepassando lo spigolo del diedro. Si continua in traverso a destra su rocce lavorate (V°) per poi alzarsi in verticale (IV+°) e raggiungere la sosta poco sopra, su due cl. e un ch. presso un terrazzino erboso. 30 m, Dal IV+° al V°. L3. Si aggira a destra la paretina sopra la sosta (cl. gialla) per tornare a sinistra sulla verticale (V°), quindi si sale con difficoltà crescenti fino a uno strapiombino (VI°, cl.), superato il quale si rimonta la rampa erbosa che conduce sotto a un bel diedro netto. Sosta su cl. e friend alla base del diedro. 30 m, V°, con p. VI°. L4. Si sale tutto il diedro (V°, cl., friend utili) e si obliqua poi a sinistra su placca scura (cl.) superando un passo più impegnativo (VI-°, cl. e 1 ch.), verso la fessura che incide gli strapiombi. Sosta alla base della fessura, su due cl. e 1 ch. (oppure qualche metro più in basso e a sinistra su 2 cl. e chiodo) 30 m, dal V° al VI-°. L5. Si attacca la fessura superando il difficile strapiombo iniziale (p. VII°), la si percorre quindi con difficoltà minori (VI°, 2 ch. e cl.) e giunti sotto un altro strapiombino (ch.) si traversa qualche metro a sinistra su placca nera a buchi (VI+°, enorme cl. con nicchia poco sotto) a raggiungere una cl. orizzontale (possibile sosta). Si rientra a destra nel diedro (V+°), si vince un passaggio più difficile ancora in obliquo a destra (VI+°, ch. e cl. poco dopo), e si entra in un corto diedro grigio (VI°), oltre il quale si obliqua brevemente a sinistra al terrazzino di sosta, su enorme cl. orizzontale. 35 m, dal V+° al VII°, tiro impegnativo. L6. Si sale in obliquo a sinistra (enorme nicchia con cl.) per poi puntare, ora verso destra, ai mughi sommitali. 20 m, IV° e V°.

Discesa: in corda doppia lungo la via. CD1: si attrezza una breve doppia su mugo per tornare alla penultima sosta, sul clessidrone orizzontale con cordone e maglia rapida. CD2: 35 m verticalmente e nel vuoto fino a una sosta di calata su terrazzino (2 cl + chiodo, con cordino e maglia rapida), poco sotto l'attacco della fessura strapiombante. CD3: 55 m in obliquo a destra (faccia a monte) fino alla seconda sosta della via (2 cl. + chiodo, con cordino e maglia rapida). CD4: verticalmente, prima su placca e poi nel vuoto, fino alla base della parete.

Verdi Pascoli

VII° R2/3 ☻☻☻☻

Bellissima arrampicata in placca, discretamente chiodata e generalmente asciutta anche quando le altre vie della parete non sono in condizioni. Presenta una lunghezza piuttosto continua e impegnativa.

Primi salitori: Stefano Santomaso – Gianni Del Din 1990.

Difficoltà: fino al VII°.

Proteggibilità: R2/3. La via è abbastanza protetta e proteggibile, ma continua e impegnativa.

Sviluppo: 150 m.

Materiale: utili friend in particolare piccoli e cordini in kevlar anche aperti per le clessidre. Chiodi e martello utili. Mezze corde.

Attacco: situato tra le vie Free Gorby e Del Din – Pellegrini, presso un pilastrino un paio di metri a destra del grande camino percorso dalla variante d’attacco di A. Rudatis e S. Santomaso. Chiodo sopra il pilastrino.

Relazione: L1. Rimontato il pilastrino si sale ancora verticalmente qualche metro (chiodi) e quindi si obliqua decisamente a destra per ritornare poi con difficoltà minori verso sinistra (chiodo) aggirando così un tratto di parete altrimenti povero di appigli e raggiungendo in breve la sosta. VI+°. L2. Si prosegue in verticale, superando qualche passaggio più sostenuto (chiodo e clessidre) per poi percorrere un diedrino bianco e raggiungere una zona appoggiata sotto a dei tetti (qui sarebbe possibile sostare). Si traversa quindi decisamente a sinistra oltrepassando il grande diedro nel punto più agevole e proseguendo poi qualche metro fino alla sosta. VI+°. L3. Ci si alza in verticale appena a sinistra della sosta per qualche metro (clessidra) per poi traversare (clessidrine) decisamente a destra superando un primo passaggio sostenuto e proseguendo (chiodo) ancora brevemente verso destra prima di salire in verticale su parete leggermente più appoggiata (chiodo e poi clessidrina) in direzione di una fessurina chiodata. Superata quest’ultima (cordino su clessidrina) ancora in salita a destra si raggiunge in breve e più facilmente la sosta. Tiro piuttosto continuo. VII°. L4. Si sale verticalmente una bella placca nera, poco protetta, fino a raggiungere la cengia baranciosa su cui si sosta. VI°.

Discesa: si traversa a sinistra lungo la cengia mugosa fino a un colatoio spesso bagnato, che si discende per qualche metro rinvenendo in una comoda conca una sosta a spit. Con due calate in verticale lungo le soste a spit della via Free Gorby si raggiunge la base della parete, poco a sinistra dell’attacco.

Da una ripetizione del 30-05-2020

Il ragno e la polenta

VII+° R2 ☻☻☻

Bella arrampicata con alcuni passaggi impegnativi e atletici, che si svolge prevalentemente lungo diedri ben proteggibili e di roccia ottima. Alcuni tratti dell'itinerario possono risultare bagnati per lungo tempo dopo periodi di pioggia o ad inizio stagione.

Primi salitori: Stefano Santomaso – Stefano Conedera 2008.

Difficoltà: fino al VII+°.

Proteggibilità: R2/3.

Sviluppo: 200 m.

Materiale: una serie completa di friend, cordini in kevlar anche aperti per le clessidre, chiodi, martello, mezze corde.

Attacco: situato tra le vie Del Din - Dell'Antone e Passo felpato, su una placca grigia verticale con 2 chiodi visibili, sotto una fessura erbosa.

Relazione: L1. Ci si alza verticalmente un paio di metri (2 ch.) e si traversa a sinistra per agguantare una fessura erbosa (p. VII-°, difficile). Si prosegue lungo di essa (VI°, delicato per la presenza di erba) alcuni metri fino a una zona più lavorata (V+°, cl. con cordino) superata la quale si sale verticalmente una placca adagiata, all'inizio compatta e poi fessurata. Si oltrepassa quindi una prima nicchia e si sosta in quella soprastante su enorme clessidra. VII-°, VI°, V+°.  L2. Si risale il diedro soprastante con bella arrampicata e si sosta in un'enorme nicchia nera. V°. L3. Ci si alza a destra della nicchia su roccia gialla ma appena possibile si ritorna a sinistra lungo una fessura obliqua, che prosegue poi più verticalmente e di nuovo in leggero obliquo a sx. Raggiunto uno zoccoletto erboso si sosta sulla destra, su 2 ch. in un diedrino. V°. L4. Ci si alza lungo la costola soprastante su roccia in parte friabile (V+°, cl. con cordino), stando subito a destra dell'evidente diedro nero e obliquando sempre verso sinistra fino a un'enorme nicchia nera sotto gli strapiombi (chiodi per eventuale sosta). Si supera un primo strapiombino a destra della nicchia (cl., p. VI+°) e poi subito verso sinistra un secondo, più atletico e pronunciato ma su buone prese (p. VII+°, cl. con cordino) uscendo su un terrazzino erboso dove si sosta su clessidra. V+°, p. VI+°, p. VII+°. L5. Si traversa a sinistra superando la placca soprastante dove è più articolata (V+°), e si prosegue poi verticalmente superando alcuni strapiombini (cl. con cordino, pp. VI-°) fino a rocce più facili, dove si può sostare a sinistra su terrazza mugosa (utile per le doppie) o proseguire ancora in verticale e in seguito a destra per sostare su clessidre più in alto. VI-°, V+°, V°. 

Discesa: A) A piedi e poi in corda doppia: dopo L5 ci si inoltra faticosamente tra i fitti mughi fino a una zona un po’ più aperta, si punta quindi a sinistra (verso sud), costeggiando il bordo della parete per un centinaio di metri. Una volta trovato (orientamento non immediato) presso un larice l’imbocco erboso di un ampio canale (grande albero secco caduto), lo si discende facilmente verso destra per qualche decina di metri fino a raggiungere il primo ancoraggio delle corde doppie di Monotonia Ottica (ch. e cl.). B) In corda doppia lungo la via Del Din – Dell’Antone: ci si cala da una sosta con 3 cl. sulla terrazza mugosa che si incontra a sinistra percorrendo L5. 1) 55 m in verticale da 3 cl., fino a un pilastrino con cl. poco sopra una terrazza mugosa. 2) 50 m nettamente in obliquo a destra (faccia a monte) da 1 cl., fino a una sosta su 3 ch. posta su una placca grigia verticale presso dei terrazzini erbosi  (vd. fotografia) / oppure corda doppia più breve fino a una sosta su cl. poco sotto un diedrino. 3) verticalmente fino alla base della parete. C) In corda doppia lungo la via Passo felpato o Il ragno e la polenta: dalle clessidre al termine di L5 si supera una placca, ci si inoltra a destra circa 10 m tra i mughi e poi si scende una ventina di metri predisponendo un ancoraggio sulla verticale dell'uscita di Passo felpato. Si effettua una breve doppia (CD1) fino al clessidrone orizzontale con cordoni al termine di L5 di Passo felpato, una seconda (CD2) di 35 m verticalmente e nel vuoto fino a una sosta di calata su terrazzino (2 cl + chiodo, con cordino e maglia rapida), poco sotto un fessurone giallo e strapiombante. A questo punto o si effettuano due calate in obliquo a destra (faccia a monte) lungo Passo felpato (vd. itinerario) oppure in verticale lungo Il ragno e la polenta, attrezzando delle soste di calata nelle nicchie al termine di L2 e L1.

Da una ripetizione del 03-09-2023

Indigeno iracondo

VII+° R2+ ☻☻☻

Bellissima arrampicata con passaggi vari e interessanti, su placche lavorate e ricche di clessidre.

Primi salitori: Stefano Santomaso – Wilma Meneghini 1993.

Difficoltà: fino al VII+°.

Proteggibilità: R2+. Le clessidre e le fessure presenti garantiscono una buona proteggibilità.

Sviluppo: 200 m.

Materiale: una serie completa di friend dalle misure piccole al n. 3 BD (blu grande), numerosi cordini in kevlar anche aperti per le numerose clessidre presenti. Utili chiodi e martello. Mezze corde.

Attacco: presso una placca nera sulla sx. della parete, sulla verticale di una piccola grotta e appena a dx. di una fessura chiara. Chiodo con anello e cordini su cl. visibili.

Relazione: L1. si sale la scura placca lavorata più o meno verticalmente (VI°, 3 ch. e 3 cl. con cordino) fino a rimontare con minore difficoltà un pilastrino sovrastato da un piccolo tetto. Sosta su 2 ch. in cima al pilastrino. L2. tiro breve. Si supera il tettino soprastante (V°) proseguendo in verticale lungo delle fessurine, fino a raggiungere l’evidente grotta dove si sosta su ch. e grande clessidra. L3. si esce dalla grotta in obliquo a sx. (V°, cl. poco sopra) e poi per rocce più facili ed erba (III+°) si obliqua a dx. fino alla sosta su 3 cl. L4. Si sale verticalmente (varie cl.) su roccia nera e lavorata in direzione del tetto soprastante, talvolta bagnato. Raggiuntolo, lo si supera direttamente (VI+°) o lo si aggira sul lato dx. (V+°), proseguendo quindi in verticale fino alla sosta sulla dx., su 3 cl. L5. Si sale in obliquo a sx. (IV°, cl.) in direzione di una concavità della parete, che si segue per alcuni metri (VI-°, varie cl.) per poi uscirne a dx. aggirando uno spigoletto. Si prosegue ancora in obliquo a dx. (V+°) fino a una cengetta erbosa su cui si può attrezzare un’eventuale sosta. Si traversa dunque 3 m a sx. su una ruvida placca povera di appigli (VII+°, 2 ch.) per poi rimontare rocce più facili in obliquo a sx. (IV+°, cl.), quindi in verticale si superano i mughi sommitali raggiungendo un terrazzino sulla sommità della parete, con sosta su 2 cl. e spuntone.

Discesa: con 4 doppie attrezzate fino alla base della parete: 1) in leggero obliquo fino alla sosta finale di L4 su 3 cl. 2) verticalmente fino alla sosta al termine di L3 anch’essa su 3 cl. 3) fino alla sosta su 2 ch. sul pilastro al termine di L1. 4) fino alla base della parete.

Da una ripetizione del 27-08-2021

Del Din – Dell’Antone

VII+° R2+ ☻☻☻☻

Elegante arrampicata, di soddisfazione, su roccia eccellente. I primi due tiri sono i più belli e caratteristici, nonché quelli dove si concentrano le maggiori difficoltà, per fortuna in presenza di buone protezioni. A parte alcuni tratti del IV° tiro la via si presenta quasi sempre asciutta. Completata da Gianni Del Din e Francesco Dell’Antone nel 2008, dopo un precedente tentativo dello stesso Del Din, la linea era stata già tentata da Daniele Costantini e compagni negli anni ‘90.

Primi salitori: L1: Daniele Costantini e compagni anni ’90; L2-L6: Gianni Del Din e Francesco Dell’Antone 20-10-2008.

Difficoltà: fino al VII+°.

Proteggibilità: R2. La salita è piuttosto protetta e proteggibile, ma continua e impegnativa.

Sviluppo: 150 m.

Materiale: una serie completa di friend fino al n. 3 BD (blu grande) raddoppiando eventualmente le misure più piccole, cordini in kevlar anche aperti per le numerose clessidre e 10-12 rinvii. Consigliati martello e chiodi. Mezze corde.

Attacco: sulla parete grigia leggermente strapiombante e molto lavorata subito a dx. della grande arcata grigia che caratterizza la via “Verso il perverso”. Cordini e fettucce su cl. visibili.

Relazione: L1. Si sale verticalmente su parete ammanigliata e leggermente strapiombante (VI-°) fino a una cl. con fettuccia, quindi si traversa un poco a dx. (p. VI+°, ch.) e si prosegue poi in verticale fino a una zona più appoggiata. Si supera una pancetta e si prosegue più o meno verticalmente (VI°) in direzione di una placca liscia con cl. e cordino. Si supera la placca con piccoli appigli (p. VII-°) raggiungendo dopo alcuni metri una rampetta erbosa che si segue in salita a dx. fino alla sosta su 3 ch. VI°, pp. VI+° e p. VII-°. L2. Si sale dritti sopra la sosta (2 ch. vicini) superando una placca tecnica con piccoli buchi (p. VII+°) e obliquando poi decisamente a sx. fino a un gradino erboso con belle cl., sotto a una leggera concavità della parete. Si traversa un poco a sx. fino a una cl. orizzontale, quindi si sale più o meno verticalmente nei pressi di uno spigoletto arrotondato (pp. VI° e VI+°), pervenendo a un primo ch. Si prosegue in obliquo a dx. e infine in traverso fino a una grande cl. sulla dx. e al ch. soprastante (VII-°). Si supera la difficile placca nei pressi del ch. (p. VII+°) o leggermente più a sx. fino a una cl. con cordino poco sopra, poi in leggero obliquo a sx. (V+°) si raggiungono rocce più facili dove si sosta su 2 o 3 grandi cl. nei pressi di un diedro. VI°, pp. VI+° e VII+°. L3. Si prosegue in leggero obliquo a sx. (V°) fino a una grande cl. con cordone, da cui verso dx. si rimonta il bordo del diedrino nel punto più facile (p. VI-°) pervenendo a rocce più appoggiate. Si prosegue quindi verticalmente (V°, varie cl.) fino a terrazza mugosa e si rimonta il pilastrino soprastante sostandovi in cima su una grande cl. V°, p. VI-°. L4. Si sale verticalmente (varie cl.) in direzione dei tetti soprastanti fino a una larga nicchia nerastra sulla sx. (V°). Si rimonta il bordo dx. della nicchia su rocce appigliate, per traversare poi a sx. fino a una zona più verticale che si supera nuovamente sulla dx. (V+°, cl. con cordone) nei pressi del grande tetto soprastante. Si traversa un’altra volta a sx. fino a una zona appoggiata e mugosa, raggiungendo la sosta su ch. e cl. nel fondo di una nicchietta nera, sotto a un diedro giallo e verticale. V, pp. V+°. L5. Si supera il diedro giallo fessurato, un po’ friabile (p. VI°, ch.) e quindi si traversa decisamente a dx., anche in leggera discesa, fino alla sosta su 2 cl. Tiro breve. V°, p. VI°. L6. Altro tiro breve. In traversata a dx. fino a due cl. con cordini, dove con un passo più sostenuto ancora in traverso si supera uno spigoletto (p. VI+°) per continuare in obliquo a destra su rocce più facili (V+°, varie cl. anche con cordino) fino a raggiungere i mughi di uscita, nei pressi della sosta di calata su 3 cl. V+°, p. VI+°.

Discesa: con tre doppie lineari fino alla base della parete. 1) 55 m, fino alla sosta finale di L3 su cl. in cima a un pilastrino. 2) 50 m, fino alla sosta su 3 ch. al termine di L1 / oppure corda doppia più breve fino alla sosta su cl. al termine di L2. 3) verticalmente fino alla base della parete.

Da una ripetizione del 16-08-2021

Gianni Del Din su Alitosi

(foto di Otello de Toni)

La Sorpresa, secondo tiro

(foto di Otello de Toni)

La Sorpresa, secondo tiro

(foto di Otello de Toni)

Gianni Del Din su La Sorpresa

(foto di Otello de Toni)

Gianni Del Din su Alitosi

(foto di Otello de Toni)

Passo felpato, primo tiro

(foto di Gianni Del Din)

Sul primo tiro di La Sorpresa

(foto di Otello de Toni)

Gianni Del Din su La Sorpresa 

(foto di Otello de Toni)

Sul tratto chiave di Verdi Pascoli

(foto di Andrea Giaretta)

Sul primo tiro del Lungo Traverso

(foto di Gianni Del Din)

Sull'attacco di Passo felpato

(foto di  Gianni Del Din)

Gianni Del Din sulla Del Din - Pellegrini

Costantini - Brancaleone, primo tiro

(foto di Gianni Del Din)

Del Din - Dell'Antone, secondo tiro

(foto di Gianni Del Din)

Alba invernale alla "Parete di Neve"

La porzione destra della Parete