discorso di Giovanni Paolo II

Papa Giovanni Paolo II si è recato una prima volta a Monte Sant'Angelo il 2 novembre 1974, quando era ancora cardinale di Cracovia, e celebrò la messa nel santuario di San Michele insieme ai sacerdoti polacchi che lo accompagnavano nel pellegrinaggio. Vi ritornò nelle vesti di sommo pontefice il 24 maggio 1987 e alla popolazione tenne il seguente discorso:

Sono venuto per venerare ed invocare l'arcangelo san Michele, perché protegga e difenda la santa Chiesa, in un momento in cui è difficile rendere un'autentica testimonianza cristiana senza compromessi e senza accomodamenti.

Questa viva e mai interrotta frequentazione di pellegrini dice quanto la figura dell'arcangelo Michele, che è protagonista in tante pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento, sia sentita e invocata dal popolo e quanto la Chiesa abbia bisogno della sua celeste protezione: lui, che viene presentato nella Bibbia come il grande lottatore contro il drago, il capo dei demoni.

Per quanto frammentarie, le notizie della Rivelazione sulla personalità e il ruolo di san Michele sono molto eloquenti. Egli è l'arcangelo (cfr. Gd 9) che rivendica i diritti inalienabili di Dio. E uno dei principi del cielo (cfr. Dn 12,1) da cui uscirà il Salvatore. Ora il nuovo popolo di Dio è la Chiesa. Ecco la ragione per cui Essa lo considera come proprio protettore e sostenitore in tutte le sue lotte per la difesa e la diffusione del Regno di Dio sulla terra. E vero che 'le porte degli inferi non prevarranno', secondo l'assicurazione del Signore (Mt 16,18), ma questo non significa che siamo esenti dalle prove e dalle battaglie contro le insidie del maligno. In questa lotta, l'arcangelo Michele è al fianco della Chiesa per difenderla contro tutte le nequizie del secolo, per aiutare i cristiani a resistere al demonio che 'come leone ruggente va in giro cercando chi divorare' (1 Pt 5,8).

Questa lotta contro il demonio, che contraddistingue la figura dell'arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. Infatti, il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l'incoerenza dell'uomo, la frattura interiore della quale è vittima non sono solo le conseguenze del peccato originale, ma anche l'effetto dell'azione infestatrice ed oscura di Satana, di questo insidiatore dell'equilibrio morale dell'uomo che san Paolo non esita a chiamare 'il dio di questo mondo' (2 Cor 4,4), in quanto si manifesta come astuto tentatore, che sa insinuarsi nel gioco del nostro operare per introdurvi deviazioni tanto nocive, quanto all'apparenza conformi alle nostre istintive aspirazioni. Per questo l'Apostolo delle Genti mette i cristiani in guardia dalle insidie del demonio e dei suoi innumerevoli satelliti, quando esorta gli abitanti di Efeso a rivestirsi 'dell'armatura di Dio per poter affrontare le insidie del diavolo, perché la nostra lotta non è soltanto col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori delle tenebre delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell'aria'. (Ef 6, 11-12).