La Su Alto


La Su Alto

venerda¬, 21 settembre 2007

postato da carlocaccia alle 08:44 in frammenti di storia

CIMA SU ALTO (2951 m), PARETE NORD-OVEST, GRAN DIEDRO LIVANOS-GABRIEL (1951)

PREMESSA – Eccoci alla seconda pagina del nostro “libro d'oro” dell'alpinismo. Questa volta, dopo la Cassin-Ratti sulla parete nord della Cima Ovest di Lavaredo (ne abbiamo parlato il 25 maggio) abbiamo deciso di presentarvi la Livanos-Gabriel sulla parete nord-ovest della Cima Su Alto (2951 m). Perché? Per passare, grazie ad un “denominatore comune” che tra poco scopriremo, da un diedro all'altro della “grande Civetta”: dal Philipp-Flamm (sotto i riflettori di INTOtheROCKS il 7 ma anche il 14 settembre) a quello dei marsigliesi, autentico punto di svolta nella storia dell'arrampicata dolomitica.

LA VIA – La “vecchia” guida di Oscar Kelemina, del 1986, è assai chiara. Dopo aver annunciato difficoltà di V, VI, A1 e A2 e un tempo di salita tra le 12 e le 15 ore (in funzione dello stato della chiodatura), parla di una «via molto impegnativa, una delle più difficili del gruppo. Il percorso è particolarmente evidente perché segue la verticale passante per la vetta ed è caratterizzato nella zona centrale da un grande diedro giallo, ben visibile dal basso». Quel diedro, come scrive Alessandro Gogna in Sentieri verticali (Zanichelli, Bologna 1987), all'inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso era il grande problema del Civetta: «400 metri di strapiombi gialli e friabili in appoggio su altri 400 metri di zoccolo, a sinistra del bell'itinerario di Ratti e Vitali». L'avevano tentato, invano, anche il minuscolo ma fortissimo Ercole Esposito e Gino Soldà: chi sarebbe riuscito a passare lassù?

I NOMI E LE DATE – 1ª. Georges Livanos e Robert Gabriel (da Marsiglia), 10-12 settembre 1951, in 28 ore di arrampicata effettiva, piantando 125 chiodi di cui 99 di passaggio e 26 di sosta; 2ª. Andrea Oggioni e Josve Aiazzi (da Monza), 30 giugno e 1° luglio 1952; 3ª. Erich Abram e Matthias Maier (da Bolzano), 3-4 luglio 1952; 4ª. Lino Lacedelli e Beniamino Franceschi (da Cortina d'Ampezzo), 6-7 agosto 1952; 5ª. Jean Couzy e Martin Schliessler (da Parigi e da Heidelberg), 3-5 settembre 1953; 6ª. Marcel Bron ed Eric Gauchat (da Ginevra), 25 luglio 1954 (in 13 ore e mezza, prima salita in giornata); 7ª. F. Gast e H. Müller (da Norimberga), 6-7 agosto 1955 (pochi giorni prima, tra il 31 luglio e il 1° agosto, gli stessi si erano già aggiudicati la sesta salita della Carlesso sulla Torre Trieste); 8ª. Armando Aste e Fausto Susatti (da Rovereto e da Trento), 12-15 luglio 1956 (la cordata fu sorpresa dal cattivo tempo, con pioggia e neve); 9ª. Don Whillans e Pete Greenwood, agosto 1956 (prima britannica, in 14 ore con bivacco in vetta); 10ª. Walter Philipp e R. Ruf (da Vienna), 31 agosto e 1° settembre 1956; 11ª. Nadja Fajdiga e Ante Mahkota (da Lubiana), 1-3 settembre 1956 (prima femminile). Ricordiamo quindi la prima invernale, firmata dal 19 al 22 febbraio 1962 da Roberto Sorgato, Giorgio Ronchi e Giorgio Redaelli; la prima solitaria, riuscita esattamente 25 anni fa, tra il 16 e il 17 settembre 1982, a Lorenzo Massarotto (che nel 1989 avrebbe salito in prima solitaria invernale il Philipp: è dunque lui, il grande “Mass”, il “denominatore comune” tra i due mitici diedri) e infine la relativamente recente (17-20 febbraio 2001) prima solitaria invernale, capolavoro del silenzioso ma determinatissimo Claudio Moretto.

OSSERVAZIONI – Prima curiosità: le prime tre ripetizioni della Livanos-Gabriel sulla Cima Su Alto sono riuscite in poco più di un mese, dal 30 giugno al 7 agosto 1952. In seguito, però, il “successo” della via dei marsigliesi calò decisamente visto che nel 1953, 1954 e 1955 venne percorsa soltanto una volta per stagione. L'anno della “ripresa” fu quindi il 1956, con ben quattro ripetizioni tra cui la prima femminile (da parte di Nadja Fajdiga) e quella, molto veloce, dei britannici Don Whillans (che nel 1959 avrebbe percorso a tempo di record un'altra creazione di Livanos & C.: ne abbiamo parlato il 7 settembre) e Pete Greenwood. Piccola interessante divagazione: Pete «era uno scalatore raffinato e competitivo» con «all'attivo molte belle vie in Gran Bretagna. La sua base era il Lake District e i racconti delle sue cadute dalle falesie di casa fanno parte degli aneddoti della storia dell'arrampicata. Era assolutamente contrario alla presenza di chiodi sulle pareti» e «per afferrare un appiglio a volte addirittura saltava. Non era comunque del tutto incosciente dato che riuscì a sopravvivere e a diventare un noto uomo d'affari» (D. WHILLANS e A. ORMEROD, Don Whillans. Ritratto di un alpinista, Cda & Vivalda, Torino 2001). Tuttavia, salvo errori nella nostra preziosa fonte, ancora più veloci di Don e Pete erano stati, nel luglio 1954, gli svizzeri Bron e Gauchat: il primo noto per la bella e difficile via aperta con Claude Asper, Mario Grossi e Marcel Morel, dal 24 al 26 luglio 1956, sulla parete sud del Grand Capucin (Monte Bianco), il secondo per aver salito in prima assoluta, con Raymond Lambert e Claude Kogan Troullet (1955), i 7406 metri del Ganesh Himal.

Sopra: la Cima De Gasperi, la Cima Su Alto (con il tracciato della Livanos-Gabriel) e la Cima della Terranova dal rifugio Tissi (foto di Oscar Kelemina tratta da: O. KELEMINA, Civetta, Oscar Kelemina Editore, Cordenons 1986)

Il versante nord-ovest della mitica triade (Cime De Gasperi, Su Alto e della Terranova): la parte superiore della Livanos-Gabriel si presenta in tutta la sua potenza (foto di Oscar Kelemina tratta dal volume citato)